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Foxbat (1977)

Regia: Leung Po-Chi Sceneggiatura: Leung Po-Chi, Phillip Chan, Terence Young Produttore: Jimmy Yip Casa di produzione: Bang! Bang! Films Paese di produzione: Hong Kong, Cina Distribuzione: Golden Harvest Coreografie: Huang Pei-Chih Fotografia: Johnny Koo, Kenneth Talbot, Tony Hope, Yu Gwan-Wing Montaggio: Raymond Poulton Musiche: Roy Budd --- Data di rilascio: 15 dicembre 1977 Pietra miliare della New Wave hongkongese, diretta da un Leung al suo secondo lavoro come regista. Se siete amanti del genere poliziottesco, sarete contenti di sapere che una stella del filone sia protagonista in questo thriller internazionale: Henry Silva. Nel cast vedrete anche delle future stelle del cinema portuale come Melvin Wong e Phillip Chan, assieme al prolifico attore Roy Chiao Hung, che purtroppo ci ha lasciati all'indomani del terzo millennio. Tratto da una storia vera, avvenuta un anno prima del film, dove il sovietico Viktor Belenko disertò da una esercitazione aerea da Vladivostok ed atterrò con il suo caccia (per miracolo!) all'aeroporto di Hakodate in Giappone.

L'agente della CIA Michael Saxon (Henry Silva) riceve la clamorosa notizia dell'atterraggio di un MiG-25 "Foxbat" all'aeroporto di Hakodate in Giappone: sul posto giungono i sovietici per tentare di eliminare il commissario, ma il tutto viene sventato da Saxon. Quest'ultimo acquisisce i dati meccanici del caccia dalla sua macchina fotografica a forma di occhio, ma i sovietici non demordono e tentano di assassinarlo con l'aiuto di un lottatore di sumo. Sventato anch'esso, vola a Hong Kong e si ritrova con il cuoco Zhang (James Yi Lui), in una villa a trattare di diamanti con i sovietici; Zhang inghiotte la pastiglia dove è situato il microfilm di Saxon... inizia un'intensa caccia all'uomo.

Guazzabuglio esplosivo che si intreccia con la realtà di allora, dove bastava un movimento falso tra i due blocchi e le tensioni raggiungevano il loro apogeo. Nonostante gli enormi problemi con la sceneggiatura per via delle casualità forzate, il subbuglio dei sovietici per il microfilm (nonostante i dati tecnici siano in mano alla CIA) e l'indifferenza della polizia hongkongese in tutto ciò, la pellicola è tremendamente memorabile nel suo voler essere presa sia sul serio e sul ridere. Il panorama della megalopoli di Hong Kong è ben catturato dalla fotografia, che la immortala in costante crescita assieme alla tradizione locale che non vuole essere inghiottita dal cemento, ben claustrofobicamente illustrata sia dalle scene d'azione che dalle disavventure di James. Il montaggio? Manca di velocità nella versione export, ma in quella originale è una goduria per gli occhi. Come per la musica, che parzialmente riesce a venirci incontro nel voler tifare per la salvezza di James e per il coraggio di Silva. Se James e Silva si fossero aperti un'agenzia investigativa dopo le vicende a Hong Kong, di sicuro la CIA li avrebbe assunti come agenti d'élite.


Se la prossima volta riuscite a vedere nei cieli un MiG come quello di Viktor, salutatelo egregiamente da parte mia e da parte di noi cinefili! Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!




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