I Primi Tokusatsu dell'Era Moderna | The Invisible Man Appears & The Invisible Man vs. The Human Fly (Tomei Ningen Arawaru & Toumei Ningen to Hae Otoko, 1949-1957)
- TetsuyaHondo02
- 16 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Regista: Nobuo Adachi Fotografia: Hideo Ishimoto Sceneggiatura: Nobuo Adachi Casa di produzione: Daiei Il professor Kenzo Nakazato (Ryunosuke Tsukigata) è l'autore di una formula che assicura l'invisibilità a qualsiasi oggetto animato e inanimato, ma questi ultimi sono impossibilitati a tornare allo stato originale. Immediatamente una banda di ladri si interessa della formula, per rubare una collana di immenso valore, intitolata "Lacrime d'Amore". Rapito il professor Nakazato, viene usata come cavia il suo stretto amico Shunji Kurokawa (Kanji Koshiba) per il furto, non considerando che la formula innesca anche sentimenti di ostilità...

Cosa sono i "tokusatsu"? Il termine in sé, "tokusatsu" (特撮, lett. "effetti speciali"), indica qualsiasi film realizzato con questi ultimi: dai jidaigeki ai films di fantascienza. Conosciutissimo a livello mondiale grazie alla fruttuosa saga di Godzilla, affonda le proprie radici già nei teatri kabuki e bunraku del Giappone feudale, soprattutto tra i burattinai. Grazie al pioniere Shozo Makino (soprattutto all'aiuto del primo produttore in assoluto del cinema giapponese, Einosuke Yokota, che portò in patria una delle prime cineprese dei fratelli Lumière), accreditato come il padre del genere e lo scopritore della prima stella del cinema nipponico, al secolo Matsunosuke Onoe. La sua eredità fu poi ripresa da Yoshiro Edamasa, assunto dalla Yoshizawa Shoten (prima casa a produrre attrezzature cinematografiche a livello nazionale nel 1900) ed ebbe l'opportunità di insegnare il suo lavoro ad altri futuri cineasti, come Eiji Tsubaraya. Il suo ultimo film, diretto nel 1934, intitolato "The Great Buddha Arrival" (大佛廻國・中京編, lett. "Daibutsu Kaikoku Chukyohen") è considerabile il primo film del filone dei "kaiju eiga"... sfortunatamente andato perduto.

Quali sono i retroscena dell'Uomo Invisibile?
Il tutto inizia a marzo del 1948, quando Tsubaraya fu espulso dalla Toho dal comando degli Alleati per via del suo coinvolgimento nella propaganda giapponese durante la WW2: gli ufficiali statunitensi dissero che ebbe accesso a documenti classificati durante la creazione di "The War at Sea From Hawaii to Malaya" (1942), concludendo erroneamente che fosse una spia. Una volta al di fuori dallo studio, ne fondò uno indipendente assieme a suo figlio Hajime (Tsubaraya Special Technology Laboratory), in modo tale da continuare a lavorare nel cinema. Fu così che nel 1949 cooperò con la Daiei, in cinque films rilasciati nelle sale: uno tra questi fu l'adattamento giapponese dell'Uomo Invisibile di H.G. Wells, rimodellato dall'omonimo film statunitense del 1933. Originariamente intitolato "Invisible Demon", divenne così il primo film di fantascienza nipponico ad avere successo, che ebbe un ruolo fondamentale nel ristabilire la carriera di Tsubaraya, con degli effetti speciali di qualità superiore a quelli della Universal... ma fu insoddisfatto del suo progetto e rinunciò ad essere un dipendente della Daiei.

In sintesi...
Amara disavventura al retrogusto di piombo di una cavia che si è prestata al nome della scienza, per poi finire in un punto ormai irrecuperabile. Complessità notevolissima per gli effetti speciali, davvero senza paragoni, per l'epoca: anche la fotografia effettua dei piani in prima persona con il protagonista, per darci l'idea di essere presenti con lui in questo funesto calvario; oltre a fare da mockumentary al laboratorio del professore e da panorama al Giappone dell'immediato dopoguerra. E' anche doveroso segnalare che è più una fotografia da noir, che da fantascientifico: sigaretta in bocca anche all'uomo invisibile, chiaroscuro onnipresente e scenografie dagli scantinati che vivono di tenebre. Montato piacevolmente, non si impunta nemmeno in scene chiave. Colonna sonora perfetta per illustrare l'andazzo per niente buono del film.
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Regista: Mitsuo Murayama
Fotografia: Hiroshi Murai
Sceneggiatura: Hajime Takaiwa
Casa di produzione: Daiei
Un assassino terrorizza una città per via dei suoi delitti avvenuti senza lasciare traccia, dove le vittime sentono il ronzio di una mosca, prima della loro tragica dipartita. La polizia è a un punto morto con le indagini, ma l'ispettore Wakabayashi (Yoshiro Kitahara) non ha intenzione di mollare e usa l'invenzione del dottor Hayakawa (Shozo Nanbu) per catturare l'assassino, assieme al suo mandante... il raggio dell'invisibilità.

In sintesi...
Duello al cardiopalma tra non solo l'ispettore e l'assassino, ma anche della figlia del professore (Junko Kano) che ingiustamente non ha avuto il suo meritato film. Anche qui effetti speciali astronomici, come il rimpicciolimento dell'assassino sotto forma di una mosca e le conseguenti sequenze di lui e del suo mandante in miniatura nella città di Tokyo; stesso esito per l'ispettore alla loro ricerca, con dei buchi di logica incredibili per l'effetto del raggio invisibile... come è possibile il ritorno ad essere visibili al finale, senza alcun effetto collaterale e senza sapere se fosse stato possibile? Domande senza risposta che incontrano anche la fotografia da noir, come nel film precedente, assieme ad alcune parti del corpo femminili ravvicinate e colpite dall'assassino; montato discretamente e con una colonna sonora degna dei films dell'orrore del decennio, dove l'uso del theremin è onnipresente.
Si conclude così il nostro piccolo appuntamento a tema "tokusatsu" del sito, popolato da registi ed attori che lo hanno codificato così come lo vediamo sino ai giorni nostri. Un colossale ringraziamento alla Arrow Video per il recupero di tali perle.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
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