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Il Buio Intorno a Monica (La Muerte Ronda a Monica, 1977)

Regia: Ramon Fernandez Sceneggiatura: Juan José Alonso Milian Produttore: Bermudez de Castro Produttore Esecutivo: Ramiro Gomez Paese di produzione: Spagna Fotografia: Hans Burmann Montaggio: José Antonio Rojo Musiche: Adolfo Waitzman Trucco: Tony Nieto, Angeles Munoz (parrucchiere) Aspirante ingegnere, abbandona gli studi per dedicarsi interamente al cinema: divenne così l'autore del film spagnolo più visto in assoluto nella storia del cinema iberico. Inizia a lavorare come assistente alla regia nel 1959 con "La Novia de San Lucero", per poi spostarsi subito dopo sulla sedia da regista l'anno seguente in "Ahi va otro recluta!". Diviene quasi subito il regista per antonomasia del cinema di genere spagnolo, illustrando nei suoi films il tipico spagnolo medio dell'era franchista, affamato di sesso e denaro, dallo sfondo diviso tra bovarismo e provincialismo... sfociando nel suo capolavoro del 1970, da noi arrivato come "Due Ragazzi da Marciapiede": visto da 4 milioni di spettatori (record battuto 31 anni dopo dal secondo film della saga di José Luis Torrente, uscito nel 2000) e con notevoli problemi per la censura dell'epoca, che rifiutava a prescindere i titoli di lavorazione del film. Al tramonto della sua carriera si focalizza su serie televisive come "Los Ladrones Van a la Oficina" (1993-96) e nella prima stagione di "Cuéntame Como Paso" (2001-04), lasciando definitivamente la sedia da regista. Passa a miglior vita nel 2006, all'età di 76 anni per via di un infarto.

Monica (Nadiuska) è la moglie miliardaria dell'uomo d'affari Federico (Jean Sorel), in piena crisi con il matrimonio. Improvvisamente si presenta nella sua azienda un uomo che minaccia di rivelare un segreto alla moglie: improvvisamente viene coinvolta in una serie di omicidi e inizia ad impazzire...

Mediocre giallo iberico che alza la posta in gioco in ambito psicologico, soprattutto con il fragile personaggio di Monica che assieme al marito sono in cerca di risposte per lo spargimento di sangue intorno a loro. Tralasciando le inutili nudità di alcune donzelle che non hanno alcun effetto sulla trama, la sceneggiatura inizia a mettersi in moto solo all'inizio del secondo tempo, dove finalmente si crea l'atmosfera da puzzle del genere: quando gli indizi puntavano su ciò che sembrava il sospettato numero uno, nel finale sorprende tutti il classico colpo di scena che ribalta tutto. Fotografia che sfrutta frequentemente il chiaroscuro nei momenti chiave dove la suspense si percepisce, dai colori desaturati e freddi; montaggio discreto e colonna sonora cupa, ma nella media del genere.

Prodotto artigianale, ma degno di essere visto una sola volta per via della presenza di Sorel, stella veterana dei nostrani gialli. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!



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