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Il Persecutore Mascherato (The Masked Persecutor, 1999)

Regia: Herman Yau Soggetto: Nam Yin Sceneggiatura: Nam Yin, Jason Lam Produttore: Nam Yin Casa di produzione: Proxious Entertainment Group Limited Coreografie: Douglas Kung Fotografia: Joe Chan Montaggio: Chan Ki-Hop Musiche: Brother Hung Trucco: Carmen Man Costumi: Amy Chan --- Data di rilascio: 9 dicembre 1999 Incasso: 1,228,689 dollari (147.010 euro) Avendo già parlato in precedenza di un suo film ("Taxi Hunter" del 1993), non ho avuto l'occasione per fare uno dei miei riassunti sulla sua carriera: oggi è tempo di rimettere in ordine! Inizia a lavorare nell'industria del cinema nell'estate del 1983 come assistente alla regia per Asia Television, per poi esordire come regista nel dramma di "No Regret" (1987). Letteralmente un tuttofare a livello cinematografico, vanta all'attivo un totale di 78 films come regista, 26 come sceneggiatore, 16 come direttore della fotografia e 18 come fotografo. Noto a livello mondiale per i suoi films dalla temuta "terza categoria" come il suo "The Untold Story" (1993) e "Ebola Syndrome" (1996) che hanno lanciato la carriera di Anthony Wong. Amante della musica rock, sopravvissuto alla polio ed autore della serie di films più lunga della storia del cinema portuale: "Troublesome Night" (1997-2003), tale da generare ben 17 seguiti.


Il giovane poliziotto Wah Kai-Lun (Jordan Chan), assieme al suo collega prossimo al ritiro Wan Bing-Guy (Blacky Ko), sono sulle tracce di un rapitore mascherato che colpisce prevalentemente membri latitanti delle triadi per poi punirli a modo suo. Egli è l'ex-agente di polizia Tong Hiu-Tai (Louis Koo) che durante una retata ha accidentalmente tolto di mezzo un suo collega...

Passabile thriller poliziesco con evidenti problemi nella sceneggiatura, come il dimenticarsi per strada le maschere usate da Louis e la forzatissima storia d'amore tra Jordan e Grace Yip poi sparita nel nulla anch'essa. Nell'azione si possono notare cose da terza categoria come i tatuaggi insanguinati di Louis e delle ottime coreografie per nulla male, anche in ambito automobilistico, che ci salvano dall'ottima partenza poi sbiadita del film. Fotografia che esalta l'oscurità in cui lavora meticolosamente Louis per punire i criminali, dai colori accesi alla Wong Kar-Wai e dalle inquadrature da noir (angoli olandesi). Montato eccellentemente nelle scene d'azione, perde il ritmo in quelle vuote. Musica psichedelica che accresce il senso di inquietudine irradiato da Louis e dalle scenografie aberranti, per rendere l'idea del suo modus operandi.

Non uno dei migliori films di Yau, ma essenziale per carpire il suo stile. Da conservare solo per le maschere usate da Louis e per come tutorial per girare una semplice ma efficace scena d'azione... Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!



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