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Jagko (1980)

Regia: Im Kwon-Taek Sceneggiatura: Song Gil-Han Produttore: Kang Dae-Jin Casa di produzione: Sam Yeong Films Co. LTD Fotografia: Koo Joong-Mo Montaggio: Kim Hee-Su Musiche: Kim Young-Dong Trucco: Kim Yong-Hak --- Data di rilascio: 23 ottobre 1980 Con all'attivo un totale di 102 films da regista, Im è un degno veterano del cinema di genere sudcoreano. Classe 1934, in cerca di lavoro si dirige a Seoul nel 1956 e viene ospitato da Jeong Chang-Hwa (a sua volta ospite della Shaw a Hong Kong) come assistente di produzione. Su consiglio di Jeong, esordisce come regista nel 1962 con "Farewell to the Duman River": molto prolifico (capace di dirigere otto films all'anno), ma che riuscirà a spiccare definitivamente il volo nel 1981 con "Mandala". Considerabile anche uno dei pilastri della "Korean New Wave", dato che nel "Sopyonje" del 1993 riuscì ad attirare un milione di spettatori nella sola Seoul, di fronte a molteplici blockbusters importati dell'epoca: praticamente il primo film sudcoreano a riscuotere un enorme successo in casa propria. Lascia, per ora, il mondo del cinema nel 2014 con "Revivre". Premiato dal governo francese nel 2007 con la Legion d'Onore ed il primo regista coreano a ricevere il premio di "miglior regista" al Festival di Cannes nel 2002 con "Chihwaseon", anche i suoi figli continuano il mestiere del padre, primo fra tutti Im Dong-Jae.

Il giovane poliziotto Song Ki-Yol (Choi Yun-Seok) cattura Jagko (Kim Hee-Ra), il capo di un gruppo di guerriglieri comunisti durante la guerra di Corea, ma sfortunatamente gli sfugge. Una volta radiato dal corpo di polizia, gli da' la caccia per oltre 30 anni... fino a ritrovarsi anziani in un istituto per l'igiene mentale.

Mai gettare via la propria vita: riassunto del film, che tramite continui flashbacks ci racconta come la vita di entrambi si sia consumata nel peggiore dei modi. La fotografia effettua un ottimo lavoro nel desaturare i colori ed immortalare i paesaggi sia squallidi che indimenticabili di una Corea ancora non cicatrizzata dall'omonima guerra, impersonata dai due protagonisti ormai sfiniti dal darsi continuamente la caccia. Durante questa caccia, il tutto è stato montato efficacemente nelle scene intense, dove si passa dall'emarginazione all'amicizia. Musica ridotta all'essenziale, ma molto ben sfruttata nei momenti chiave.


Pellicola da mostrare ai miei coetanei, prima che loro si pentano dell'aver buttato via i migliori anni della loro giovinezza in fesserie varie... poiché non torneranno mai più indietro. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!

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