La Ballata di un Agente della Narcotici (Mayaku Baishun G-Men, 1972) | Noir d'Azione Sugli Effetti della Droga nella Ex-Roccaforte Americana di Okinawa
- TetsuyaHondo02
- 18 gen
- Tempo di lettura: 2 min

Regia: Shin Takakuwa
Sceneggiatura: Takeo Kaneko, Shin Takakuwa
Casa di produzione: Toei
Paese di produzione: Giappone
Distribuzione: Toei
Fotografia: Ichiro Hoshijima
Montaggio: Fumio Soda
Musiche: Toshiaki Tsushima
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Data di rilascio: 6 settembre 1972
Terz'ultima opera di un regista letteralmente sconosciuto anche in patria: da JMDB si viene a sapere che esordisce come assistente alla regia nel 1964 con il yakuza eiga di "Scoundrel", diretto da Teruo Ishii. Esordisce come regista nel 1970 con "Modern Sorority", per poi gettarsi a capofitto nel filone della yakuza fino all'improvviso cambio di svolta nel 1971 con due pinku eiga che non posso nominare per ovvi motivi, per poi tornare nel genere con Sonny sia in questa pellicola che nel suo seguito dello stesso anno ("The Horrible Obsessions"), lasciando improvvisamente il mondo del cinema nel 1973 con il roman pinku eiga di "The Pleasures of a Motel".

L'agente della narcotici Kikuchi (Sonny Chiba), a seguito della morte di un informatore e della morte suicida di un suo collega della polizia e di sua figlia che ha scoperto essere una prostituta, decide di fare squadra con la polizia di Okinawa per ripulire l'omonima città dalla droga e dalla prostituzione: si infiltrerà in una potente organizzazione criminale per distruggerla dall'interno.

Pesante neo-noir che all'inizio mostra, in pieno stile pubblicità progresso, un manifesto che inneggia alla liberazione del Giappone dai "tre mali" che lo infestano appartenente alla campagna sociale di Tsusai Sugawara (che nel film interpreta sé stesso!): Sonny si ritrova con tre morti da vendicare a causa di una piovra bianca che prende il controllo delle vite fragili di delle persone, deliberatamente tolte di mezzo da dei narcotrafficanti legati a doppio filo con l'esercito statunitense. Fotografia coloratissima anche con i colori della notte, degna di un film pop alla sukeban eiga e con alcuni momenti alla Sergio Leone per gli sguardi roventi tra Sonny e il capo dell'organizzazione; adattata a un montaggio esemplare privo di noia e carico di tensioni, con una colonna sonora jazz-rock che riassume gli effetti collaterali della presenza americana ad Okinawa. Inutile dire che il messaggio di base è rimasto immutato sino ad oggi, oltre a illustrare gli anni '70 come un decennio fuori controllo.
Riuscito film di denuncia sociale alla Damiani, che nonostante l'amara fine riesce a veicolare nella maniera più scioccante gli effetti devastanti degli stupefacenti in una società come quella isolana di Okinawa. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
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