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La Trilogia di Onomichi (1982-85) | Come ricordare con stile la propria città natale

Cari spettatori del sito, benvenuti al nostro primo appuntamento speciale con voi in questa nuova sede: finalmente ho l'occasione di parlarvi di Nobuhiko Obayashi. Noto in patria per i suoi messaggi contro la guerra e per le sue pellicole stilisticamente all'avanguardia, ha continuato a girare fino alla sua morte avvenuta nel 2020. Letteralmente un'artista a tutto tondo non solo in ambito cinematografico, ma anche nel disegno e nel suonare il pianoforte.

Chi era Nobuhiko Obayashi? Nato nel 1938 a Onomichi, nella prefettura di Hiroshima, suo padre venne chiamato al fronte durante la WW2 e fu cresciuto dai nonni. Durante la sua infanzia si appassiona al disegno, alla scrittura, al pianoforte e al cinema: fu questa passione che lo spinse a dirigere il suo primo cortometraggio all'età di 6 anni nel 1944, ossia "Popeye's Treasure Island". Dopo la conclusione della WW2 inizia a studiare per divenire medico, ma alla fine cambia idea e nel 1956 viene ammesso nella sezione artistica dell'Università di Seijo, scelta che gli permise di continuare a girare cortometraggi. In seguito fonda un gruppo composto da registi sperimentali, denominato "Film Independent". Lasciata l'università, l'agenzia Dentsu contatta Obayashi per offrirgli un impiego come pubblicista; accettata l'offerta, negli anni '70 si guadagna da vivere con spot pubblicitari all'avanguardia con volti notissimi come Charles Bronson e Catherine Deneuve, realizzandone ben 3.000 fino al suo esordio sul grande schermo con la commedia horror di "House" nel 1977: gli valse il premio di "miglior nuovo regista" ai Blue Ribbon Awards. Negli anni '80 incomincia a divenire noto al pubblico nipponico per i suoi coming of age drama e per cimentarsi nel genere romantico. Due decenni dopo, nel 2016 gli viene diagnosticato un cancro in fase terminale ai polmoni e decide di girare un film rimasto in un limbo per oltre 40 anni: "Hanagatami", terza parte di una trilogia contro la guerra. Nel 2019 gira e monta il suo ultimo film, "Labyrinth of Cinema", mentre era in cura per il cancro. Passa a miglior vita il 10 aprile del 2020, all'età di 82 anni.

Io Sono Te, Tu Sei Me (Tenkosei, 1982)

Kazuo (Toshinori Omi) e Kazumi (Satomi Kobayashi) sono due studenti di prima media che appena conosciuti, ruzzolano entrambi giù dalle scale di un tempio e si accorgono che i loro corpi sono stati scambiati: seguirà una esilarante avventura sulle loro vite sia a scuola che a casa. Piacevole disavventura tra due scolari che nei loro corpi diversi, iniziano a comprendere la silenziosa crudeltà della vita matura. Con la città di Onomichi che fa' da sfondo alle loro vicende sia amare che esilaranti, incorniciato da una fotografia in B/N degna di Yoshishige all'inizio che al finale, con un colore al massimo dei suoi colori alla Hasebe e da una sceneggiatura adattata come un guanto ai due protagonisti; interpretazione inclusa. Toshinori e Kazumi semplicemente perfetti nell'impersonare i due generi opposti, entrambi alle prese con le loro famiglie e con alcuni aspetti dei loro corpi. Nel montaggio avvengono alcune transizioni non tramite il taglio normale, ma spostando il fotogramma altrove... e la musica pare contemplare il rapporto non così complicato tra loro due.

La Ragazza che Saltava nel Tempo (Toki o Kakeru Shojo, 1983) Kazuko Yoshiyama (Tomoyo Harada) è una studentessa della terza media che dopo avere pulito il laboratorio scolastico, percepisce l'odore della lavanda e perde i sensi: al suo risveglio scopre di avere il potere di viaggiare nel tempo. Quando la magia di un film prende il sopravvento, solo cose notevoli possono avvenire. Se nel primo tempo l'alone di mistero e gli effetti speciali animano le disavventure di Tomoyo, nel secondo il film decolla in letteralmente ogni cosa: stop-motion, flashback, green screen, colonna sonora, interpretazioni, alcune delle transizioni più belle nella storia del cinema e l'interpretazione da sveglia ingenué di Tomoyo. Finale da amaro in bocca ma interessante, trama colma di colpi di scena e sceneggiatura maniacale, soprattutto nella storia degli avvenimenti.

Cuore Solitario (Sabishinbou, 1985) Hiroki Inoue (Toshinori Omi) è uno studente liceale che corteggia l'alunna Yuriko Tachibana (Yasuko Tomita), ma improvvisamente un'altra ragazza truccata da mimo appare nella sua vita.

Manifesto per qualsiasi romantico in cerca della sua anima gemella. Il film stesso è un invito ad innamorarsi con tutte le proprie forze, visto da una lente scherzosa e creativa. Fotografia che tinge il tutto con dei colori caldi per dare l'idea del calore che si percepisce per l'intera durata del film nei confronti dei protagonisti, che nonostante i litigi iniziali nel secondo tempo il tutto decolla come nel capitolo precedente: pre-annuncia la fotografia dei colori nella penombra alla Wong Kar-Wai, la leggendaria interpretazione del duo Toshinori-Tomita ai massimi livelli di spontaneità in un finale melodrammatico, degno di chiudere la trilogia. Anche la musica fa' il suo ottimo lavoro nel farci innamorare... Conclusioni Che il vero artigianato, se svolto da veri artisti, passerà alla storia e sarà indelebile. Nobuhiko è stato uno tra questi, che negli anni ha continuato a perseverare con il suo mestiere, nonostante l'intento commerciale di alcuni suoi films. Se alcuni promuovevano le idols di allora, dall'altra sponda esponevano concetti sia visibili che astratti alla Godard: emozioni, immaginazione, locations, oggetti, etc... e tutt'oggi sono pietre miliari obbligatorie per qualsiasi cinefilo che voglia esplorare a fondo il Sol Levante, oltre a quel poco che passa sulle reti nazionali e sui DVD nostrani. Nobuhiko è morto, lunga vita a Nobuhiko!



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