[Neronoir #4] Confessione di una Moglie (Tsuma Wa Kokuhaku Suru, 1961)
- TetsuyaHondo02
- 22 mag 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Regia: Yasuzo Masumura
Soggetto: Masaya Maruyama
Sceneggiatura: Masato Ide
Casa di produzione: Daiei
Distribuzione: Daiei
Fotografia: Setsuo Kobayashi
Montaggio: Tatsuji Nakashizu
Musiche: Riichiro Manabe
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Data di rilascio: 29 ottobre 1961
Altra opera immensa di Masumura, che qui riutilizza parte del casting di "Giants and Toys" (1958). Ayako Wakao vinse due premi per "miglior attrice", per via della sua performance nel film. Girato sull'onda della "noberu bagu" iniziata dalle pellicole di Oshima, è considerabile uno dei primi films noir prodotti interamente in Giappone (dopo l'arrivo di "Intimidation" nel 1960).

A seguito della morte del marito di Ayako Takigawa (Ayako Wakao) durante una scalata in alta montagna, la polizia accusa lei di omicidio e viene costretta a fare una confessione. Viene sottoposta a processo assieme al suo amante segreto e dipendente di una casa farmaceutica Osamu Koda (Hiroshi Kawaguchi), che testimonierà per scagionare l'accusa contro di lei. Una volta scagionata, Osamu trascorrerà parte del suo tempo libero con Ayako, nonostante abbia dall'altra sponda una ragazza (Haruko Mabuchi) che mira a lui... ed Osamu si allontanerà progressivamente da Ayako...

Una delle interpretazioni più intense in circolazione. Yasuzo superlativo nel fotografare amaramente la grancassa mediatica e sociale contro una donna che si è salvata da morte certa, eccezionalmente interpretata da una Ayako difficile da empatizzare rispetto ad Hiroshi, ma verso il finale vi attenderà un fragoroso effetto boomerang da chi ha deciso di stare dalla parte di Hiroshi o di Ayako... difficile da guardare fino in fondo, ma rimane un umile documento del Giappone del secondo dopoguerra. Fotografia sconsigliata ai claustrofobici, dato che quasi tutte le scene sono state filmate in delle stanze parecchio minuscole, ma consigliata agli amanti del noir... in quanto colma di ombre; montaggio con parecchi piani sequenza longevi e taglio veloce in scene dove si incamera la tensione, come nel tribunale con i due protagonisti. Musica che è come un pugno allo stomaco, pesante e che amplifica la situazione già complicata del film.
Sbaglio a paragonare Yasuzo al Fernando Di Leo del cinema giapponese? Le cineprese, in loro compagnia, catturavano l'essenza di una società già da allora destinata ad una decadenza irreversibile... Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
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