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Quarta Parete (1968)

Regia: Adriano Bolzoni Soggetto: Marco Masi, Giustino Caporale Sceneggiatura: Adriano Bolzoni, Guy Perol Casa di produzione: Prodi Cinematografica, Radius Productions Paese di produzione: Italia, Francia Distribuzione: Prodi Cinematografica, Indipendenti Regionali Fotografia: Romolo Garroni, Detto Mariano Montaggio: Renato Cinquini Musiche: Don Backy Costumi: Giulia Mafai --- Data di rilascio: 20 agosto 1969 (Milano) Bolzoni inizia la sua carriera come giornalista dal fronte della WW2 (essendo aderente alla Repubblica Sociale Italiana), per poi lavorare nel dopoguerra nelle redazioni de Il Borghese e Il Secolo d'Italia, divenendo così il direttore della rivista Reporter tra il 1959 e il 1960, di grande successo anche per la presenza di Pasolini come critico cinematografico. Già nel 1948 all'interno del mondo della celluloide come sceneggiatore, esordendo nel film avventuroso de "I Contrabbandieri del Mare" di Roberto Bianchi Montero dello stesso anno. Quando avvenne il boom degli spaghetti western, divenne così uno degli sceneggiatori più prolifici del genere, oltre che a lavorare anche nel giallo e nel poliziottesco. Tentò di sfondare come regista per ben quattro volte a cavallo degli anni '60 e '70, ma continuò a sfruttare il suo mestiere di sceneggiatore fino al 1996 nello storico "L'Ombra del Faraone" di produzione italo-egiziana. Scrisse alcuni saggi storico-politici, per poi passare a miglior vita nel 2005 all'età di 85 anni.

Marco Baroni (Paolo Turco) è di ritorno a Roma dalla sua famiglia, dopo avere passato quattro anni in Inghilterra per studiare inglese. Una volta arrivato a casa, si ritrova impreparato al cambiamento di suo padre e di sua sorella Marzia (Tery Hare), oltre alla società sessantottina italiana in generale. Turbato dai loro comportamenti privi di vergogna, inizia a sentirsi alienato...

Dramma politico/sociale con sfumature di giallo, che ha numerose occasioni per decollare, ma continua a rullare nella pista di decollo dell'aeroporto quale è il film. Ci troviamo dinnanzi all'obitorio del pudore italiano, dove tutto è spudorato anche sotto alla luce del sole. Nessuno prova più vergogna per gli atti spinti nel film, come la relazione extraconiugale del padre di Baroni e gli atteggiamenti osceni di Tery. Backy completa il tutto con una colonna sonora abbastanza fuori luogo, più da western che da dramma. Colpisce la fotografia dai colori intensissimi, nulla di interessante nel montaggio e insipido nella sceneggiatura.


Tentativo, riuscito a malapena, di illustrare la fine dei valori tradizionali nell'Italia sessantottina. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!




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