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Quella Carogna dell'Ispettore Sterling (1968)

Regia: Emilio P. Miraglia Soggetto: Massimo De Rita (aka Max Hatired) Sceneggiatura: Massimo De Rita, Dino Maiuri (aka Dean Maurey) Produttore: Felice Testa Gay Casa di produzione: Cinegai, Jolly Film Distribuzione: Unidis Fotografia: Erico Menczer (aka Eric Menczer) Montaggio: Sergio Montanari (aka Sergius Hillman) Musiche: Robby Poitevin Scenografia: Luciano Puccini (aka Lucky Pulling) Costumi: Will Jory Trucco: Mark Denoeve --- Data di rilascio: 13 aprile 1968 Incasso: 397,425,000 Lire (205.253 Euro) Secondo lavoro in assoluto sul grande schermo del regista pugliese Miraglia, di cui si conosce davvero poco. Sappiamo che iniziò a lavorare come assistente alla regia dal 1953 a metà decennio, per poi esordire come regista nel 1967 con il pionieristico hitman movie di "Assassination": con protagonista Henry Silva, girato sulla scia di Prosperi. Conosciuto anche per il suo uso frequente di pseudonimi come "Hal Brady" ed "Emilio Paolo Miraglia", abbandona prematuramente la sua carriera nel 1972 con il giallo/horror "La Dama Rossa Uccide Sette Volte" e passa a miglior vita nel 1982 all'età di 58 anni.

L'ispettore Sterling, a seguito della morte di suo figlio ed incastrato per via del delitto di un testimone, decide di investigare per conto suo sui colpevoli che lo hanno espulso dalla polizia. Si farà vivo un assassino misterioso che toglierà di mezzo i suoi ex-informatori, che ha contatti con la modella Janet.

Preludio alla nascita del poliziesco all'italiana, dove qui già possiamo individuare alcuni suoi elementi caratteristici: l'ispettore sprezzante della paura e determinato, odio nei confronti della stampa e donne vicine alla delinquenza urbana. Fotografia che ci regala dei primi piani intensi sulla furia inespressiva di Silva e dei panorami di una San Francisco al culmine del sogno americano, inclusa la colorazione tendente al caldo e al freddo verso il finale (degno di un noir), anche nel guardaroba dei protagonisti. Non mancano alcuni piccoli jump cuts nel mezzo del film, dove Beba gira una pubblicità per la Levi's. Musiche da cartolina e che grazie alla presenza dell'organo aiutano nelle scene di alta tensione, soprattutto nei continui flashbacks di Silva e nel costringere Luciano Rossi a confessare. I colpi di scena riescono parzialmente nel loro intento, ma non sono tali da restare memorabili. Sebbene scivoli più volte nel mediocre con una sceneggiatura fumettistica e con delle scene d'azione viste e riviste ai tempi, rimane un'interessante istantanea del cinema di genere italico oltreoceano.

Assicuratevi di prendere spunto dagli outfits di Beba Loncar e di Henry Silva, non ve ne pentirete... accessori compresi. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!




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