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Tre Estati (Three Summers, 1992)

Regia: Lawrence Lau Sceneggiatura: Sylvia Chang, Lawrence Lau, Bill Yip, Cheung Tat-Ming Produttore: Jeng Shui-Chi Casa di produzione: Paka Hill Film Production Co., Central Motion Picture Corporation Fotografia: Jingle Ma Montaggio: Kam Ma, Mei Fung Musiche: Tats Lau Trucco: Kwok Yim-Kwan Originario del Sudafrica, in California studiò produzione cinematografica e iniziò a lavorare a Hong Kong come assistente alla regia per Tsui Hark. Una volta che si è fatto le ossa con la direzione di numerosi episodi di serie televisive come "Faces and Places" e "Islander", esordisce alla regia con il triad movie di "Gangs" (1988), occupandosi anche del montaggio. Si segnala da HKMDB che è tutt'ora attivo sia da regista che da attore, rispettivamente con "Dealer/Healer" (2017) e nel film collettivo di "Septet", uscito quattro anni prima in piena pandemia.

Il giovane Wai (Tony Leung Chiu-Wai), con un difficile passato alle spalle, ha voluto lasciare la megalopoli asfissiante di Hong Kong per trovare pace nel villaggio di pescatori dove è cresciuto. Nel mentre, sua sorella Nancy (Cheung Pooi-Wa) fa' amicizia con un gruppo di adolescenti che visitano il villaggio ogni estate: hanno sempre qualcosa da raccontare, ed è proprio dai loro racconti che osserverà la vita con occhi diversi...

E per la rubrica del "Tony Leung come non l'avete mai visto", questo film è da recuperare per la sua performance da ex-pendolare chiassoso di Hong Kong. Nonostante il suo passato continui ad infestarlo al villaggio, lui non molla e cerca di vivere una vita tranquilla, nonostante gli screzi degli adolescenti sia a casa sua che nei confronti di sua sorella. Fallita la commistione tra la commedia e il coming-of-age drama, la fotografia ci salva dall'insipidità dalla sceneggiatura quasi inesistente: la natura selvaggia dell'isola abbraccia i suoi abitanti con la sua forza incontrastabile, assieme a momenti scioccanti da thriller psicologico che evito di descrivere. Narrato dalla stessa Cheung, vi aiuterà a rilassarvi per il montaggio e per la colonna sonora ridotta all'essenziale, che nel finale sarà cantata da Sylvia Chang.


Si può considerare una metafora della vita, vista dagli occhi innocenti della sorella di un ragazzo problematico, anch'esso già abituato alle carezze e alle barbarie della vita stessa. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!




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