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Un Fischio nel Mio Cuore (Kotan no Kuchibue, 1959)

Regia: Mikio Naruse Soggetto: Nobuo Ishimori Sceneggiatura: Shinobu Hashimoto Produttore: Tomoyuki Tanaka Casa di produzione: Toho Paese di produzione: Giappone Distribuzione: Toho Fotografia: Masao Tamai Montaggio: Eiji Ooi Musiche: Akira Ifukube --- Data di rilascio: 29 marzo 1959 Naruse è paragonabile al maestro Ozu, in quanto all'illustrazione della società nipponica del secondo dopoguerra. Regista molto prolifico che vanta un totale di 89 pellicole, entra alla Shochiku negli anni '20 come assistente della troupe leggera e venne presto assegnato al regista di commedie Yoshinobu Ikeda: ben presto nel prossimo decennio riesce a debuttare sul grande schermo con il cortometraggio di "Mr. and Mrs. Swordplay" ed è subito successo. Sfortunatamente molti dei suoi lavori dell'epoca sono andati perduti. Per un breve periodo si metterà a dirigere alcuni drammi muti (1933-34), per poi lasciare lo studio per la P.C.L. (Photo Chemical Laboratories, che in futuro diverrà la Toho). Nel 1935 riesce a farsi conoscere definitivamente sia in patria che negli USA con la commedia di "Wife! Be Like a Rose!", dove in quest'ultima non fu bene accolto dalla critica, a differenza del Kinema Jumpo che lo ha definito il "film dell'anno". Durante la guerra girò una serie di films propagandistici, per poi tornare in auge negli anni '50 con numerosi "shoshimin eiga" passati alla storia. Nel 1967 ha diretto il suo ultimo film, "Scattered Clouds", per poi passare a miglior vita nel 1969 all'età di 63 anni per via di un cancro al colon.

Nella periferia di una città ad Hokkaido, una famiglia Ainu è soggetta a discriminazioni continue dai loro conoscenti giapponesi. A causa delle loro difficoltà economiche, vengono a mancare sia la nonna che il padre dei due giovani ragazzi che, sempre più stremati, provano a tirare avanti...

Amara realtà di un problema tutt'oggi irrisolto dell'atteggiamento secolare dei giapponesi nei confronti dell'etnia Ainu, qui ritratta come condannata all'infelicità ma di gran lunga molto meglio rispetto all'anteguerra. Film dal retrogusto neorealista, impostato come un documentario e diretto con esperienza da Naruse; che qui affievolisce la visione con la fotografia, che sfrutta i colori naturali del paesaggio circostante. Per tutto il film avrete la sensazione di vedere la spada di Damocle che aleggia sui protagonisti, che cercano solo di essere accettati.


Se il regista Furuhata ha catturato la bellezza selvaggia di Hokkaido, Mikio ne ha colto il suo lato sociale, purtroppo non compreso da chi lo discrimina. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!




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