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  • Pistole a Noleggio (Hired Guns, 1981)

    Regia: Chung Gwok-Yan Sceneggiatura: Law Kwok-Wai, Tin Dik-Hang Produttore: Raymond Chow Casa di produzione: Golden Harvest, Paragon Films Distribuzione: Golden Harvest Fotografia: Law Wan-Shing Montaggio: Marco Mak Musiche: Sherman Chow --- Data di rilascio: 22 ottobre 1981 Sfortunatamente reduce dal suo "0.38" dell'anno precedente, Chung Gwok-Yan merita una profonda analisi sulla sua carriera, cosa che non ho fatto nel mio flopiziesco. Esordisce come attore, direttore di produzione e co-sceneggiatore nel cult introvabile di "Ironside 426" (1977) alla Golden Harvest, poi anche come sceneggiatore in altri 5 films, di cui 3 diretti da lui. Approda alla Shaw come regista nel 1978 con "Double-Cross" e dopo un breve periodo da indipendente ritorna alla GH con il poliziesco "Vice Squad 633" (1979). Si dirige anche a Taiwan per girare il film d'azione di "Sweet Vengeance" (1982), si ritira definitivamente come regista nel 1986 con "9 to 3" e dal mondo del cinema in generale con "The Truth of a Killer" (recitato e prodotto da lui stesso) nel 1992. L'ispettore Goony (Addy Sung) scatena una caccia alle triadi in città assieme alla sua squadra, ma a causa della sua persistenza costoro daranno la caccia alla sua famiglia... Film economico all'inverosimile e discreto nella sua esecuzione, che ad eccezione di Addy e di Phillip Ko Fei è composto da attori sconosciuti. Non deludono per nulla le scene d'azione, alcune da terza categoria e altre fulminee, dove temporali di piombo e sangue attenderanno il cast. A livello meccanico la fotografia ci regala momenti alla moviola e altri dove le ombre e le coreografie coesistono magicamente nella loro tensione, grazie anche al montaggio nei momenti adatti. Peccato che la musica non sia un granché, è quasi del tutto inascoltabile (ad eccezione della canzone nei titoli di coda). Addy impersona un insolito commissario di polizia che fa' della sua astuzia una dote maestra; il resto del cast riesce a veicolare gli ordini del commissario, ma con alcuni intoppi. Passabile, ma memorabile per la performance di Addy e per le scene d'azione spinte. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

  • Focus (1996)

    Regia: Satoshi Isaka Sceneggiatura: Kazuo Shin Produttore: Nobutsugu Tsubomi Casa di produzione: Ace Pictures, Seiyu Productions Fotografia: Tetsuo Sano Montaggio: Satoshi Isaka Musiche: Hiroshi Mizuide --- Data di rilascio: 30 settembre 1996 (TIFF) E si ritorna a parlare di Satoshi, qui al suo esordio come regista. Come avevo già scritto nella mia recensione su "G@me" (2003), è uno dei registi che riuscì a sorvolare sul panorama ormai desolante dell'industria cinematografica nipponica negli anni '90, colma di films commerciali vuoti di qualunque significato. Se proprio dovessi fare una lista di registi che riuscirono ad essere dei fari nell'immenso buio della celluloide di allora, oltre a Satoshi vi inserirei anche Sogo Ishii, Takeshi Kitano, Kaizo Hayashi e Nobuhiko Obayashi. Speriamo che la lista continui ad ampliarsi giorno dopo giorno, poiché ci sono altre chicche che meriterebbero di essere dissotterrate dal dimenticatoio. Una troupe televisiva composta da tre persone decide di intervistare il radioamatore Kanemura (Asano Tadanobu), che durante le riprese riesce a captare la conversazione telefonica di una persona che parla di una pistola lasciata in un armadietto, pronta per essere usata da qualcuno. Immediatamente la troupe si focalizza sullo scoop e recupera la pistola, senza avvertire la polizia; ma quando un gruppo di ragazzini interferisce con le riprese, Kanemura spara a sangue freddo su uno di loro e fugge in auto... Intenso found footage thriller che attacca senza pietà la spettacolarizzazione mediatica della cronaca nera, sradicando dalle basi lo storytelling tentato dalla troupe nei confronti di Asano; un mondo fondato sul sensazionalismo privo di vergogna di cui ne è vittima quest'ultimo, trascinato dal gruppo in una tragica fine per il loro voler cercare ascolti ad ogni costo... Asano da bocca spalancata per la sua interpretazione. Nel primo tempo era l'incarnazione del tipico nerd incapace di intrattenere un discorso altrui, ma felicissimo radioamatore; nel secondo si tramuta in una furia implacabile nei confronti della troupe, mostrando alla telecamera il suo lato oscuro che nessuno vedrà davvero alla TV. Fotografia che immortala i colori desaturati di una metropoli colma di persone indifferenti, quasi zombificate alla visione di certi crimini che si consumano dinnanzi ai loro occhi. C'è bisogno di descrivere il montaggio e le musiche, adattissime per descrivere il mondo inquietante del film? Definitivamente uno dei films più riusciti del genere found footage, dove il cameraman (lo spettatore) vive la scioccante epopea di una persona finita verso un tragico fato a causa dei suoi irresponsabili colleghi. A basso costo, ma ad alto contenuto di colpi di scena. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!

  • In Strada (On za Rodo, 1982)

    Regia: Akiyoshi Kimata Sceneggiatura: Akiyoshi Kimata, Machiko Nasu, Hidenori Fujinaka Produttore: Yoshihisa Nakagawa Casa di produzione: Movie Brothers, Joy Pack Film Fotografia: Shunya Akagawa Montaggio: Akira Suzuki Musiche: Daiko Nagato --- Data di rilascio: 17 aprile 1982 Molti di voi lo conosceranno per il ninkyo eiga di "A Legend of Turmoil" (1992), ma già negli anni '70 riuscì a ritagliarsi un nome nei pinku eiga con la Million Film, iniziando a lavorare nella casa di produzione di suo padre Akitaka Kimata (Pro Taka Productions). Dopo essersi diplomato a Kyoto ed avere lavorato come marinaio, camionista e barista, nel 1966 si trasferisce a Tokyo con l'ambizione di divenire un pittore... ma quando vide per caso quell'ultimo respiro di Godard, si unì alla casa di suo padre e debutta come regista nel 1972 con "Joji no Hoshu": lui e suo padre videro un boom di tali produzioni per tutto il decennio. Nel 1982 decide di lasciare quel disgustoso mondo e gira il film che a breve tratterò, riuscendo a gravitare in numerosi generi fino ai giorni nostri: fu anche l'esordio di Hiroyuki Watanabe, che di lì a poco divenne una stella dei tokusatsu. A seguito di un inseguimento ad alta velocità in moto, l'agente Tetsuro Tomishima (Hiroyuki Watanabe) ferisce accidentalmente la modella Reiko Higa (Kumi Fujishima), rendendola claudicante. Tetsuro è devoto a chiedergli scusa, ma i suoi supervisori rifiutano la posizione dell'agente, affermando che sarebbe una mancanza di responsabilità della polizia: così decide di inseguire la modella, in ritiro verso la sua città natale a Okinawa. La polizia farà lo stesso con lui... Interessante commistione tra road movie e romanticismo, racchiuso in una cornice di poliziesco dove la polizia risulta non capire i sinceri desideri di Hiroyuki. Kumi effettua una caratterizzazione notevole a 360 gradi del suo personaggio, da depressa e furiosa a comprensiva e serena, grazie soprattutto alla sceneggiatura che le ha permesso di potersi esprimere emotivamente... anche nei confronti di Hiroyuki, che le prende verbalmente che fisicamente. Fotografia arricchita dai paesaggi sia diurni che notturni di Kagoshima, dalla cinepresa in costante movimento come il personaggio di Tetsuro, continuamente con dei primi piani sul suo volto grondante di sudore; montaggio a prova di noia che farà la sua figura nelle strepitose scene d'azione alla Seibu Keisatsu; accompagnato da delle musiche che riassumeranno la tematica ambigua del film, facendoci viaggiare mentalmente... unica pecca è l'assenza di sottotitoli in inglese, quindi ho provato a captare qualcosa con l'intuito. Riassumendo: siete in cerca di un poliziesco che analizza non solo il modus operandi della polizia stessa e dell'agente che lavora in tale ambito, ma senza essere banale e ripetitivo? Questo potrebbe essere la risposta a uno dei vostri pensieri clinici... Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!

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  • Chi Siamo | The Dejima Island

    Approdato sull'isola? Dai uno sguardo a che cosa facciamo... Chi siamo Per 200 anni, l'isola artificiale di Dejima a Nagasaki rappresentò l'unico portale di accesso dell'Occidente in Giappone a causa della restrittiva politica del "sakoku ", implementata in seguito all'espulsione dei cristiani dal Paese. In questa isola vissero marinai, medici e anche funzionari dello shogunato Tokugawa per evitare qualsiasi screzio negli scambi commerciali con gli olandesi. Il nostro obiettivo è ricreare l'ambiente di quell'isola, rendendola più familiare e libera dalle catene del feroce conformismo odierno: noi eviteremo dal principio di finire nella sua morsa, pubblicando articoli controcorrente e parlando di quasi ogni cosa a sfondo nipponico, dintorni compresi. Vogliamo essere una comunità pacifica, indipendente e colma di speranza per un nuovo domani. Contro la schiavitù moderna, studiare liberamente diviene l'arma per neutralizzarla sin dalla base. Orgogliosamente senza padroni, elegantemente liberi di essere colti. Perché l'isola di Dejima? Perché l'isola è stata per 220 anni anche la sede dello studio sulle scienze europee: da tutto il Giappone vennero samurai ad apprendere attivamente il "rangaku ", ossia gli "studi olandesi ". Noi vogliamo essere la sede italiana di tutto ciò che vi è ancora da scoprire nel Sol Levante e nei suoi dintorni, senza riempirci la bocca di sensazionalismi vari. Nel sito troverete molto da leggere... Che argomenti trattiamo? Tanti. Anzi, oserei dire molti. Esploreremo assieme a voi la parte meno nota del cinema nipponico, assieme a quello asiatico in generale: non mancheranno articoli su alcuni personaggi storici e varie curiosità, totalmente prive di corbellerie. Amiamo inoltrarci negli anfratti più oscuri e dimenticati.

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  • The Dejima Island | blog

    La squadra al completo! In ogni comunità che si rispetti, anche la squadra che la gestisce deve essere alla sua altezza. Ti presento le persone che animano il nostro sito... Direttore TetsuyaHondo02 Degustatore a tempo pieno del cinema e instancabile studente di usi e costumi ignoti o dimenticati al giungere del terzo millennio. Conosciuto altrove come "Arthur Melville", soprannome nato da una fusione tra l'inventore del giallo Arthur Conan Doyle e il maestro del noir francese Jean-Pierre Melville. Collaboratore Mr. D. Pivot Salve a tutti, sono D. Pivot, un semplice appassionato che ha deciso di aprire un blog, talvolta collaborando con alcuni "colleghi" in altri blog, pace. Collaboratore Pejo Online dal 2014.

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