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- King Kong(1933)-La "Spider Pit Sequence"-Come una sequenza perduta catturò il mondo-
Avvertenza!! Il seguente contenuto potrebbe turbare alcune persone(sopratutto aracnofobiche), si consiglia la lettura ad un pubblico maturo e/o non facilmente impressionabile. Eccoci tornati alla rubrica "L'Angolo del Perduto", alla sua terza puntata effettiva! Un caloroso benveuto e un altrettanto caloroso bentornati a tutti quegli che tornato, assetati di conoscenza sul cinema ormai dimenticato, nascosto, perduto! Nel viaggio di oggi ci stacchiamo un attimino dalla tematica dei primi due appuntamenti, di cui l'argomento comune era il famoso romanzo di Leroux "Il Fantasma dell'Opera" (rispettivamente dedicati a "Das Gespenst im Opernhaus" e "El Fantasma de la Opera 1934/1960"), quest'oggi siamo diretti in un posto molto più crudo e inospitale del teatro Garnier di fine 1800, si parte alla volta dell'Isola del Teschio, seguitemi in questa nuova avventura de "L'Angolo del Perduto"! L'Ottava Meraviglia del Mondo, la nascita di Kong Come dico sempre, ogni storia ha uno o più protagonisti, nel nostro caso.. No, non si tratta di Kong, almeno non ancora, i nostri protagonisti sono il visionario Willis O'Brien(1886 – 1962) e Merian C. Cooper(1893 –1973). Ma chi sono questi signori e perchè sono così importanti per la nostra storia di oggi? Il regista Merian Cooper(a sinistra) e il maestro dello stop motion Willis O'Brien(destra) Willis O'Brien, anche soprannominato Obie fu l'artefice degli effetti speciali che noi possiamo ammirare ancora oggi nel film, vale a dire fu lui(insieme ad un equipe, sia chiaro) ad animare in primis Kong ma anche tutti i dinosauri e creature presenti sull'Isola del Teschio, possiamo dire che in parte fu grazie ad O'Brien stesso se King Kong è diventato realtà.. Il regista Merian Cooper ebbe l'idea di girare un film su un luogo perduto con creature preistoriche dopo un visita al museo americano di storia naturale, d'apprima l'idea fu quella di avere per protagonista un Drago di Komodo, animale da poco scoperto in quegli anni, ma Cooper stesso cambiò idea e decise di usare come creatura un gigantesco gorilla, animale da lui molto amato, l'idea c'erà ma mancavano i fondi, almeno in un primo momento. Cooper sapeva che l'unico modo per trasportare su schermo la sua visione era quella di usare la tecnica passo uno(o stop motion) e per questo per convincere i dirigenti a produrre il film fece rispettivamente vedere il cortometraggio(mai tristemente ultimato però) Creation del 1931 ma sopratutto il sempre capolavoro Il Mondo Perduto del 1925, tratto dall'omonimo romanzo di Sir Conan Doyle( che presto o tardi vedremo in dettaglio anche qui sul Sottobosco del Cinema, nuff said ), questi due film avevano in comune l'essere animati a passo uno da O'Brien, il Mondo Perduto del 1925 fu il "primo film" che fece "tornare in vita" le affascinanti creature preistoriche, seppur sia vero che prima di questo film, altri portarono in scena i dinosauri, e pure lo stesso O'Brien lavorò a film sui dinosauri ben molto prima, addirittura agli inizi del 1900, il Mondo Perduto fu il primo film che ricevette molta notorietà. Ed il cerchio si è chiuso, O'Brien e Cooper(assieme anche allo scrittore Edwar Wallace e sopratutto a Ernest Schoedsack coo-regista) riuscirono a convincere la RKO a produrre il film King Kong, che nel 1933 letteralmente meravigliò il pubblico ed il resto e storia nota, o quasi.. Gli Orrori che mai furono nell'Isola del Teschio Foto di scena che mosta le spaventose creature che mai furono E' chiaro che ogni film abbia qualcosa di eliminato o cambiato, con varie sequenze tagliate in fase di montaggio o dopo revisioni successive, ma nessuna è riuscita a diventare leggendaria come la "Spider Pit Sequence", questo perchè, dietro ad essa girano tante voci e leggende, ma noi come sempre qui sul Sottobosco, cercheremo di fare un pò di chiarezza, qualora sia fattibile, prima di tutto, analizziamo i fatti disponibili in modo sintetico, prima di andare a vederli in modo approfondito: Cos'è la "Spider Pit Sequence"? Come il nome indica, è una sequenza ambientata in un baratro pieno di ragni(giganti) e altre creature orrende. Perché è così famosa? La fama si deve al fatto che venne tagliata dopo la prima visione di prova e da allora non si è più avuto notizia di essa, tranne foto di scena e dicerie varie La "Spider Pit Sequence" è totalmente perduta? Purtroppo, non è rimasto nulla da visionare, come accennato, solo foto di scena o concept art ci rimangono oggi. Dunque, ora vediamo i fatti in modo più approfondito e sempre cercando di un perderci fra le nebbie del cinema perduto Kong e i marinai della "Venture" Per chi ha visto il film originale del 1933(ma anche il bellissimo remake di Jackson del 2005) ricorderà la famosa scena in cui il gorillone fa oscillare un tronco caduto di un albero sospeso su un baratro con i marinai sopra, ebbene, nel film che noi possiamo vedere oggigiorno, la scena si conclude con i poveri marinai(escludendo Jack Driscoll e il regista Carl Dehnam) che vengono buttati giù nel baratro verso la morte certa, o almeno così è oggi, ma in originale, gli sfortunatissimi marinai caduti non hanno una molto più "bella" morte da impatto, infatti sopravvivono quasi tutti, cadendo chi nel fango(che attutisce la caduta), sopravvivono sì, ma solo per essere divorati da creature ben peggiori dei dinosauri fino ad ora affrontati, perfino peggiori di Kong stesso, infatti, vengono tutti uccisi e divorati da spaventosi ragni e insetti giganti. Il tronco caduto sul fondo del baratro Un destino ben peggiore della semplice morte per caduta, direi. Ma vediamo in dettaglio le spaventose creature che infestano l'Isola del Teschio, includendo anche i nomi con i quali sono più noti questi animali terrificanti: Great Spider (anche chiamato " Huge Spider ") E' il più grande dei ragni che compaiono nella scena, da non confondere con.. Giant Spider (conosciuto anche come " Trapdoor Spider ") Questo è probabilmente il modello con più foto rimaste oggi, del perché abbia quegli occhi simil-umani non ne ho proprio idea. Octopus Insect (anche chiamato " Tentacle Bug " o " Insect with Octopus arms ") Di questo modello, non esistono veri e propri stills, la foto qui sotto viene dal film "The Black Scorpion" del 1959, ma ci arriveremo fra poco.. Two Legged Lizard (anche chiamato " Polysauro ") Uno strano rettile con due sole zampe(curiosità: di questa creatura è rimasta una piccola traccia nel film finale) Giant Lizard( chiamato anche " Giant Iguana ") Una semplice lucertola, relativamente normale di aspetto, seppur gigante. Altre creature varie Almeno nei concept e in alcune foto di scena si possono notare altre diverse creature, fra cui: ragni normali, un granchio gigante e serpenti. E' doveroso citare il fatto che molti di questi modelli, originalmente comparsi in King Kong furono poi utilizzati in vari film seguenti, sia come creature viventi, ma molto più spesso sotto forma di props, possiamo citare, giusto a titolo di esempio: Il già accennato Octopus Insect e il Giant Spider nel film "The Black Scorpion"(sotto forma di creature viventi/ lo stesso O'Brien realizzò il film fra l'altro) Il Giant Spider,Great Spider e la Two Legged Lizard nel film "You'll Find Out(sotto forma di props) Voci e leggende dall'Isola del Teschio Uno dei vari motivi per cui questa sequenza perduta è diventata così famosa si deve al presunto(ma anche qui, è solo presunto) motivo del perché fu eliminata dal film, infatti si dice(almeno fra i più) che questa scena fosse presente effettivamente nel film completo, ma che durante una proiezione di prova(secondo le fonti, nel 1932-33 a San Bernandino, California) per testare le possibili reazioni del pubblico al film, quando la sequenza del baratro comparve sullo schermo, molti spettatori(ricordiamoci che siamo nel 1933) scapparono fuori terrorizzati nel vedere quelle terrificanti creature divorare i marinai, quegli che rimasero ancora al loro posto, non prestarono molta attenzione al film dopo quella scena, ma parlarono di quello che avevano visto nel baratro, sempre secondo la versione più diffusa, di conseguenza, Merian Cooper tagliò quella scena, sostituendola con quella che purtroppo abbiamo noi oggi, dove i marinai muiono per la caduta. C'è da dire che questa è la versione dei fatti più famosa e accettata ma non l'unica, di seguito altre varie versioni del perché la scena non è arrivata a noi oggi: Cooper stesso disse che la scena fu tagliata perché interferiva con il ritmo del film (plausibile, anche perché, a che pro Cooper avrebbe dovuto mentire?) La scena non è mai veramente esistita, ma fu solo un test a se stante(vale a dire in principio non doveva essere parte del film) (Non esistono prove per affermare che non avrebbe dovuto far parte del film) Non venne mai girata, seppur effettivamente programmata e sullo script originale(e le varie revisioni dello stesso) (La spiegazione, seppur semplice ed efficente, non tiene conto dei vari modelli e foto di scena che abbiamo e nemmeno delle testimonianze di alcuni addetti ai lavori, di Cooper, O'Brien* e Steiner**, che in primis erano collegati alla produzione del film) *O'Brien stesso affermò che la sequenza con i ragni giganti fu uno dei suoi migliori lavori in assoluto ** Max Steiner compose la colonna sonora di King Kong Come potete vedere ci sono varie "teorie" del perché la "Spider Pit" è andata perduta, alcune più probabili, altre più fantasione. Varie foto di scena rimaste fino a noi. E qui teoricamente avremo finito con il nostro viaggio, ma c'è un ultima cosa che vorrei citare, una piccola chicca, una sorpresa finale diciamo, e sarebbe lo script originale di King Kong riguardante la scena del baratro!: EXT. RAVINE BOTTOM - DAY The log and the man fall to the ravine bottom. EXT. RAVINE BOTTOM - MED. SHOT - DAY They land in the mud. EXT. LOG - FULL SHOT - DAY Kong on the bank yammers down at the men who have fallen. Driscoll can be seen in the cave below. EXT. RAVINE BOTTOM - LONG SHOT - DAY The men at the bottom of the ravine are attacked by giant insects who come out of caves and fissures to eat them. EXT. RAVINE BOTTOM - CLOSE UP - DAY The surprised face of a sailor lying in the mud as he see this. EXT. RAVINE BOTTOM - CLOSE UP - DAY Face of another sailor staring up in horror from the mud. EXT. RAVINE BOTTOM - CLOSE UP - DAY Face of a third sailor in the mud, horrified as he sees -- EXT. RAVINE BOTTOM - MED. SHOT - DAY An insect with octopus arms takes a man. (Projection) EXT. RAVINE BOTTOM - SEMI CLOSE UP - DAY Its arms wind around the struggling man. EXT. RAVINE BOTTOM - SEMI CLOSE UP - DAY Two men on their backs staring up at a spider who attacks them. (Projection). EXT. RAVINE BOTTOM - CLOSE UP - DAY The face of a fourth sailor, fallen in mud, staring in horror as he sees -- EXT. RAVINE BOTTOM - FULL SHOT - DAY A giant lizard takes a man. EXT. CAVE - FULL SHOT - DAY Kong on the bank senses Driscoll's presence in the cave below. PAN down to the cave with Driscoll. He looks up, warily watching for Kong above. Continued to PAN DOWN revealing a huge spider climbing up on a vine from the ravine bottom to the cave. EXT. CAVE - MEDIUM SHOT - DAY Driscoll in his cave notices the vine shake. He looks down to see -- EXT. RAVINE - FULL SHOT - DAY The spider coming up the vine. (Previous angle) EXT. CAVE - MEDIUM SHOT - DAY Driscoll whips out his knife and starts cutting the vine. EXT. CAVE - FULL SHOT - DAY Driscoll cuts the line just in time to prevent the spider reaching him. The giant insect falls to the ravine bottom. PAN UP to Kong again. He reaches in the cave trying to get Driscoll. EXT. CAVE - MEDIUM SHOT - DAY Driscoll eludes the hand, stabbing at it. EXT. LOG - MED. SHOT - DAY Denham watching from his shrubbery on the far side. REVERSE ANGLE. EXT. LOG - FULL SHOT - DAY Kong tries to reach Driscoll who backs about the cave, stabbing with his knife. EXT. CAVE - MEDIUM SHOT - DAY Driscoll succeeds in stabbing Kong's hand. Ed eccoci arrivati alla fine del nostro terzo viaggio nel cinema perduto, io come sempre, vi do appuntamento alla prossima avventura, grazie di aver viaggiato con me! "Il Sottobosco Vive, Lunga Vita al Sottobosco"
- La Guida di Dejima sul Rock 'n Roll Giapponese (Group Sounds)
A seguito dell'arrivo dei The Ventures in Giappone nel maggio del 1962 con Bob Bogle e Don Wilson, ci fu un notevole apprezzamento del loro genere in tutto il paese: quando la band ritornò e fu al completo nel gennaio del 1965, divennero di casa! Quando fu rilasciato il singolo " Diamond Head " nello stesso anno, negli USA fu al 70° posto per ascolti, ma fu al primo posto tra Hong Kong e Giappone, divenendo il primo singolo da un milione di copie ad essere venduto nell'arcipelago. Ebbero un successo così clamoroso che diedero slancio al boom della chitarra elettrica nel paese (descritto in patria come " eleki boom "), tanto che il produttore locale di chitarre Guya faticava parecchio a soddisfare la domanda e chiese aiuto ad altre industrie come la Victor (conosciuta negli USA come " JVC "): solo nel 1965 furono costruite in Giappone un totale di 760.000 chitarre elettriche, un record tutt'oggi rimasto imbattuto. L'influenza definitiva del rock 'n roll fu data anche dall'arrivo dei Beatles al Nippon Budokan di Tokyo il 30 giugno del 1966 , accolti freddamente anche a causa dell' opposizione dei nazionalisti (furono mobilitati ben 35.000 uomini tra agenti di polizia e pompieri, rendendo di fatto blindata la città) che manifestarono durante il loro concerto e con un pubblico che fu spostato al primo e al secondo piano dell'arena, per evitare che qualsiasi cecchino dei nazionalisti fosse nascosto tra la folla (chi si alzava o fischiava rischiava di venire arrestato). Umiliati dalla loro esibizione, continuarono il loro tour in Asia e partirono il 3 luglio per le Filippine, ma l'influenza non sfuggì per nulla agli occhi di altre future band. La nascita dei "Group Sounds" Dopo il prologo di poco prima, il movimento trovò il nome per puro caso, durante la partecipazione di Jackey Yoshikawa and His Blue Comets in uno show televisivo di Yuzo Kayama. Kayama stesso scherzò sulla non proprio riuscita pronuncia inglese di "lock 'n lorr" da parte di Yoshikawa, invitandolo così a coniare un termine inglese capace di essere usato senza difficoltà dai giovani giapponesi del tempo: fu così che nacque l'espressione " Group Sounds " ( グループ・サウンズ, lett. " Gurupu Saunzu "), che apparve a macchia d'olio sui mass media. La fusione tra il kayokyoku e la musica occidentale era completa. I due simboli della " eleki boom ": Takeshi Terauchi e Yuzo Kayama Takeshi (1939-2021) fu colui che più di tutti fu influenzato dai The Ventures , ma dal ritmo più veloce e freneticamente pizzicato. Iniziò la sua carriera esibendosi in numerose basi americane con gruppi come gli Honshu Cowboys , per poi crearsi un suo gruppo ( Blue Jeans ) e anche una sua etichetta discografica ( Teraon ) nel 1967. Riformati i Blue Jeans nel 1969, continuarono sino alla dipartita di Takeshi nel 2021. Yuzo (1937-), stella sia del cinema che della musica, sempre grazie ai Ventures si creò un genere tutto suo della surf music , dove nel 1965 vinse il Disco d'Oro per " Kimi to Itsumademo " (Amore per Sempre) e all'epoca fu il disco più venduto nella storia della discografia giapponese! Ritiratosi di recente, nel 2017 ha suonato il tema delle Olimpiadi di Tokyo del 2020 (" Tokyo Gorin Ondo "), un moderno riarrangiamento dell'omonima canzone del 1964. La lista delle band ascrivibili ai "Group Sounds", selezionate da Dejima The Spiders Membri: Hiroshi "Monsieur" Kamayatsu, Jun Inoue, Masaaki Sakai, Shochi Tanabe, Takayuki Inoue, Mitsuru Kato e Katsuo Ohno Periodo di attività: 1961-1970 Molti ex-membri della band sono tutt'ora attivi nell'industria musicale, soprattutto il futuro compositore della colonna sonora di Detective Conan , Katsuo Ohno... ad eccezione di Hiroshi (passato a miglior vita nel 2017) e Takayuki (stesso verdetto nel 2018). Cercarono di raggiungere notorietà a livello internazionale, viaggiando in Europa e negli USA, tanto da apparire nello show televisivo britannico di " Ready, Steady, Go! ", ma senza successo. Collezionarono una serie di enormi successi su vinile, tra cui il loro singolo più venduto in assoluto (" Yuhiganaiteiru ", 1.200.000 di copie) e anche una longeva serie di films in patria. The Mops Membri: Mikiharu Suzuki, Hiromitsu Suzuki, Taro Miyuki, Masaru Hoshi e Kaoru Murakami. Periodo di attività: 1966-1974 Fondata da un gruppo di studenti liceali, all'inizio erano molto simili ai The Ventures nel rock strumentale, per poi evolversi nel ramo psichedelico grazie agli acquisti del loro manager: da San Francisco si portò a casa numerosi dischi di gruppi hippie americani come i Jefferson Airplane . Fu così che venne considerata la prima band rock psichedelica del Sol Levante, dove nel novembre del 1967 rilasciarono il singolo di " Asamade Matenai ", salito al 38° posto negli ascolti in Giappone. Nell'aprile del 1968 rilasciarono numerose cover di alcuni singoli statunitensi come " San Franciscan Nights " e " White Rabbit ", per poi spostarsi nel genere blues e hard rock agli inizi degli anni '70, dove collezionarono altri successi come " Gekko Kamen " (Maschera al Chiaro di Luna) e " Goiken Muyo " (Nessuna Scusa), apparsi nelle liste nel 1971. Dopo il disfacimento della band nel maggio del 1974, Hiromitsu divenne un attore sia cinematografico che televisivo e suo fratello Mikiharu si ritrovò nel management di alcuni artisti. Il gruppo tornò alla ribalta nel 2001, dopo il rilascio del disco di " Nuggets II " con il brano di " I'm Just a Mops "... The Tempters Membri: Kenichi Hagiwara, Yoshiharu Matsuzaki, Toshio Tanaka, Takaku Noburo e Hiroshi Oguchi. Periodo di attività: 1966-1971 Specializzati nelle cover dei brani targati Rolling Stones , all'epoca il secondo gruppo più popolare dopo i The Tigers . Sono gli autori di " Emerald: No Densetsu " (Leggenda dello Smeraldo), brano che rimase il primo per ascolti per oltre due settimane in Giappone e nella Top 10 per altre 13, vendendo un totale di 1 milione di copie. La band fu il trampolino di lancio per la carriera di attore di Hagiwara, che di lì a poco avrebbe sfondato nel piccolo e grande schermo; Oguchi avrebbe fondato la band Vodka Collins , del genere glam rock . The Tigers Membri: Kenji Sawada, Ittoku Kishibe, Shiro Kishibe, Kahashi Katsumi, Taro Morimoto, Minoru Hitomi e Nobuo Satake. Periodo di attività: 1967-1971, 1981-1983 Originariamente soprannominati " Sally & The Playboys ", per poi passare a " The Funnies " al loro esordio nel club " Nanba-Ichiban " di Osaka: superata brillantemente la loro audizione, gli fu garantito un contratto di 7.000 yen. Notati da Yuya Uchida, li portò alla Watanabe Productions ed esordirono nello show televisivo di " The Hit Parade ". Koichi Sugiyam a, che sarebbe stato il loro futuro compositore, gli fece cambiare nome nelle celeberrime "tigri". Il loro primo singolo " Boku no Mary " (Mia Maria) non vendette bene, ma grazie al " Mona Liza no Hohoemi " (Il Sorriso di Mona Lisa) consolidarono la loro carriera di idols. Per l'epoca fecero impazzire intere schiere di ragazze per il loro andare in un salone di bellezza per prendersi cura dei loro capelli, ed apparirono nella prima pagina della rivista " Rolling Stones " nel marzo del 1969. Perseguitati dalle riviste e dai media, si separarono pubblicamente in un ultimo concerto al Nippon Budokan nel gennaio del 1971: Sawada in seguito riuscì a riunire i resti dei Group Sounds nel primo supergruppo giapponese dei Pvg ... The Golden Cups Membri: Tokimune Hirao, Masayoshi Kabe, Eddie Ban, Kenneth Ito e Mamoru Manu. Periodo di attività: 1966-1971, 2003-oggi Agli inizi si facevano chiamare " Group & I ", per la loro forte influenza dal rock 'n roll trasmesso dalla Far East Network statunitense nella loro base di Honmoku a Yokohama: iniziarono a fare cover di singoli famosissimi negli USA come " Hey Joe " e " Got My Mojo Workin' " e diventarono ospiti fissi della discoteca Golden Cup nei pressi della base militare, così alla fine assunsero il nome che conosciamo tutt'oggi. Presto ebbero una posizione in uno show televisivo mattutino della NHK , " Young 720 " e un accordo con la Capitol ( Toshiba ). Nel 1968 pubblicarono il loro primo album e fu subito successo con il brano di " Nagai Kami no Shoujo " (Ragazza dai Capelli Lunghi), il loro più grande successo. La loro fruttuosa carriera si interruppe all'improvviso a causa di un incendio all'interno di un club ad Okinawa, durante la vigilia di Natale del 1971: tutti i loro strumenti andarono perduti assieme alle fiamme e si separarono immediatamente dopo i fatti. Nel 2003, la band si riunì per un concerto di nostalgia a Yokohama e rilasciarono il loro album, registrato in diretta. Jackey Yoshikawa and His Blue Comets Membri: Jackie Yoshikawa, Tadao Inoue, Kenji Takahashi, Tsunaki Mihara e Sumio Shiratori. Periodo di attività: 1957-2021 Originariamente nota con il nome di " The Blue Comets ", nel 1963 cambiarono nome con l'arrivo di Jackie ed esordirono con " Aoi Hitomi " (Occhi Blu): un immediato successo sia all'estero (100.000 copie) che in madrepatria (500.000 copie). Vincitori del Japan Record Award nel 1967 con il loro più grande successo in assoluto di " Blue Chateau ", che vanta più di un milione di copie vendute, rappresentò il picco del movimento dei Group Sounds e apparvero anche nel " The Ed Sullivan Show ". Furono la prima band a venire invitata al Kohaku Uta Gassen di capodanno. Nel gennaio del 1971 rilasciano il loro ultimo successo, " Ame no Hymn ", giunto al 65° posto negli ascolti locali: e già ad ottobre tre dei loro membri lasciano la band, tra cui Tadao, che sfortunatamente si tolse la vita nel 2000 a causa di un intervento fallito alla retina di un occhio. Nel maggio del 2020 passa a miglior vita il capo della band e da allora i riflettori su di loro si sono definitivamente spenti. Village Singers Membri: Hisashi Komatsu, Michio Shimizu, Tetsuo Koike, Yutaka Hayashi e Kazuomi Sasai. Periodo di attività: 1966-1971, 2002-oggi Originariamente noti come i " The Folk Trekkers ", il nome attuale fu scelto per via della meta bohémien di Greenwich Village a New York. Esordiscono nell'ottobre del 1966 con il folk rock di " Day Break ", non un grande successo... ma nell'agosto del 1967, con " Barairono Kumo " ebbero finalmente un'ampia risonanza: 600.000 copie vendute. Nel febbraio del 1968, il loro quinto singolo di " The Girl with Brown Hair " conquistò il settimo posto degli ascolti locali, fino ad arrivare al loro picco dell'agosto dello stesso anno con canzoni meteore come " Hoshi ga Furumade ". Nel giugno del 1971, la band fu sciolta e nel 2002 si ebbe il ritorno alla cronaca della cover di The Girl with Brown Hair da parte di Hitomi Shimatani come jingle pubblicitario, tanto da riportare alla riunione definitiva della band, attiva tutt'oggi. Ox Membri: Toshio Fukui, Yuji Iwata, Shiro Okada, Hideto Noguchi e Yusuke Taura. Periodo di attività: 1967-1971 Nata nel novembre del 1967 da due ex-membri dei The Kings , prima del loro esordio ufficiale erano soliti esibirsi nei jazz café di Osaka e per via del loro cascare a terra sul palco, tra cui il perdere i sensi per via dell'entusiasmo al di sopra delle righe, li fece decollare in termini di popolarità... soprattutto dal pubblico femminile. Nel maggio del 1968 esordiscono nel mondo discografico con " Girlfriend ", arrivato al sesto posto in termini di ascolti. Seguono altre meteore come " Dancing Seventeen " (28° posto) e " I'm on Fire " (18° posto), riuscendo ad avvicinarsi in termini di popolarità ad altri gruppi come i Tigers ed i Tempters . I loro concerti subirono numerose polemiche da parte del Ministero dell'Educazione e dai mass media per gli svenimenti della band, che in seguito si rivelarono pura finzione. Dopo il declino del genere, fecero un ultimo concerto al jazz café " ACB " di Ikebukuro e la band si sciolse a metà del 1971. Cosa resta del movimento, ai giorni nostri? Si stima che al picco del suo boom, il movimento contava circa 300 gruppi: il picco massimo delle loro produzioni discografiche arrivò nell'estate del 1968, con un totale di 100 dischi rilasciati per ogni band. Il boom è durato per un totale di 5 anni, dal 1967 al 1969, fino al suo esaurimento totale nel 1971. Tutt'oggi vi sono alcune band che vogliono ricordare quei tempi magici, tra cui i The Captains da Sendai (fondati nel 2001 e giunti sotto i riflettori nel 2005 con il loro primo singolo " Fall in Love with Me ") e la defunta band dei The Shallows , originaria di Tokyo. Dove potete trovare altre informazioni sui "Group Sounds" - la mia playlist di Spotify ( Japanese Rock 'n Roll Classics ) - il canale di un appassionato del genere ( GSiloveyou ) - la mia lista di Letterboxd sulle loro apparizioni cinematografiche ( Film Giapponesi sul Rock and Roll ) - un articolo della BBC su uno dei "jazz club" più iconici di Tokyo
- La Trilogia della Gatta Giocatrice d'Azzardo (1965-66) | Quando Una Donna si Infiltra in Una Yakuza per Vendicare la Morte di Suo Padre
Cari spettatori di Dejima, benvenuti in quest'altro appuntamento speciale con voi, dove il sesso opposto infrange uno dei tanti stereotipi del genere yakuza eiga : il protagonista uomo. Chi era Haroyasu Noguchi? All'anagrafe Shigeichi Noguchi, lascia la facoltà di letteratura dell'Università di Keio e si iscrive alla Nikkatsu nel 1935. Trova immediatamente lavoro come assistente alla regia al fianco di Kurata Fumihito. Al termine del decennio, esordisce come regista in " The Front Line of the Pavement " (1939), usando lo pseudonimo di Noguchi Hiroshi. Durante la WW2, la casa fu assorbita dalla Daiei e Haroyasu fu costretto a ripiegare sulla Shochiku per lavorare ancora come assistente. Terminata la guerra, nel 1954 torna al quartier generale ed esordisce nuovamente con " Trigger Happy ". In breve tempo si ritrova ad essere uno dei cineasti che tiene in piedi la casa, tanto da dirigere nel 1967 l'unico kaiju eiga di essa: " Gappa: il Mostro che Minaccia il Mondo ". Nello stesso anno passa improvvisamente a miglior vita per via di un infarto al miocardio, mentre stava lavorando al yakuza eiga di " The Kanto Region is Also Expanding ", diretto postumo da Kazunari Takeda. Aveva compiuto 54 anni. La Gatta Giocatrice d'Azzardo (Toba no Mesu Neko, 1965) Yuriko ( Yumiko Nogawa ) è una presenza costante nella bisca clandestina di Arikawa, mascherata dalla sua azienda di trasporti. Affascinata dal lancio di dadi e dal suo lanciatore Seiji ( Hideaki Nitani ), decide di indagare sulla morte di suo padre, avvenuta un anno prima. Si infiltrerà in una yakuza e l'investigatore Endo (Tatsuya Fuji) andrà sulle sue tracce... Bizzarra analisi clinica sul comportamento selvaggio delle yakuza nelle bische, tra sotterfugi e cifre notevolmente alte, viste da una protagonista che rompe il ghiaccio del tipico personaggio femminile ingenué che assiste inerme allo spargimento di sangue tra di loro: è una femme fatale capace di spargerlo anche lei. Più un noir che un gambling movie/yakuza eiga , Yumiko si tatua alcune parti del corpo che non sfuggiranno agli occhi di altri giocatori, con una fotografia di stampo documentaristico sui trucchi per scoprire se un dado è pieno/vuoto e sulle regole di tali bische. Hideaki perfetto nell'esserci da illustratore di tale mondo sommerso, con un montaggio discreto e dalle musiche da incorniciare il film nell'orbita noir. Eccellente anche la polizia con Tatsuya, con il fiato sulla nuca nei confronti di queste mine vaganti. La Donna Giocatrice d'Azzardo (Toba no Mesu Neko: Suhada no Tsubo Furi, 1965) Yuriko (Yumiko Nogawa), a seguito della morte del suo fidanzato Seiji (Hideaki Nitani), vagabonda da città a città e diviene dipendente dal gioco d'azzardo. Un giorno, riesce a salvare un uomo perseguitato da una yakuza, che è la copia esatta del suo ragazzo deceduto... Aggiustato il "noir da accetta" del primo film, Noguchi si supera con la fotografia, soprattutto sulla pelle della protagonista Yumiko. Gradevole la sua caratterizzazione, ormai matura e consapevole di vivere in un mondo dove i dadi in avorio possono costare la vita a qualcuno. Migliorano le coreografie e anche la colonna sonora, capace di accompagnare il duo Yumiko-Hideaki in questa traversata che tracimerà sangue come nel primo capitolo... La Vendetta della Donna Giocatrice d'Azzardo (Toba no Mesu Neko: Sutemi no Shobu, 1966) Yuriko (Yumiko Nogawa) si trasferisce in un'altra città: nel mentre riesce a bloccare, accidentalmente, il borseggio di un contratto conteso tra due clan rivali. Viene così convocata dal boss Gunji (Daizaburo Hirata) e finirà nel mirino del braccio destro del boss rivale Koichi (Eiji Go), ossia dal provocatorio Kokichi (Jo Shishido)... Degna conclusione di una trilogia funesta, qui meno pesante dei soliti canoni da noir all'americana: inquadrature panoramiche e la presenza carismatica di Shishido, affidabile pistolero e instancabile genio dell'astuzia... ma incredibilmente contenuto, per il suo ruolo. Yumiko maturatissima e qui raggiunge lo status di femme fatale , circondata da numerosi lupi e lei li tiene a bada senza alcuna paura. Coreografie scorrevolissime in una sceneggiatura che non propone nulla di nuovo, ma che riesce di nuovo nell'intento di essere un'istantanea del mondo delle bische clandestine. In conclusione... La trilogia, grazie al personaggio di Yuriko, ebbe il merito di lanciare la longeva saga della "peonia rossa" a cura della Toei . Anche Hibotan (Sumiko Fuji) è alla ricerca dell'assassino di suo padre... e finirà per essere una spiccata giocatrice d'azzardo. E diede le fondamenta anche per future "yakuza ladies" come Meiko Kaji (di cui ne avevo già parlato nel secondo capitolo della celeberrima " farfalla vagabonda di Ginza ").
- L'Organizzazione Armata (Boryokudan Sai Buso, 1971) | La Piovra della Yakuza nella Polizia e nelle Industrie
Regia: Jun'ya Sato Sceneggiatura: Akira Murao Casa di produzione: Toei Distribuzione: Toei Fotografia: Masahiko Iimura Montaggio: Osamu Tanaka Musiche: Masanobu Higurashi --- Data di rilascio: 10 novembre 1971 A distanza di mesi, finalmente si ritorna a parlare di Junya, autore del famosissimo "vecchio cappello di paglia" e del "Treno Proiettile" che suscitò scandalo in Giappone, ma un notevole successo all'estero. In patria conosciuto come " Mr. Blockbuster ", poteva già vantare tale titolo già agli inizi della sua carriera di cineasta. Wakatake (Koji Tsuruta) è uno yakuza incaricato di tenere d'occhio il sindacato di un gruppo di lavoratori portuali. Una volta conquistata la loro fiducia tramite le sue ricompense in denaro, il capo sindacalista Ryukichi (Tomisaburo Wakayama) rimane scettico e stenta a crederci... ma quando gli altri boss, come il sadico Kanzaki (Tetsuro Tanba) esclamano che i suoi ricavi non sono abbastanza per l'intera organizzazione, costui prenderà il controllo del sindacato... Uno degli antenati dei jitsuroku eiga più riusciti in circolazione. Esplosivo nel susseguirsi dei fatti, neri da mettere invidia anche alla pece e ad alte dosi di provocazioni nei confronti di noi spettatori, nella formula di Deodato. Il sindacato si ritrova solo contro tutti, in questa tragica denuncia su come la yakuza è infiltrata non solo nel complesso industriale giapponese, ma anche nella polizia che dovrebbe proteggere i lavoratori. Junya rende ancora più forte il tutto con le interpretazioni del duo Tsuruta-Tanba, due mine vaganti che ci trascinano verso l'inevitabile mexican standoff , incorniciato da una fotografia cupa e pessimistica come la colonna sonora. Montato discretamente, vanta anche la presenza di Fumio Watanabe, perfetto nel ruolo del corrotto capo di polizia. Da annoverare tra i classici funesti dei ninkyo eiga , ormai prossimo ad essere detronizzato da Fukasaku... dove non è riuscito ad arrivare ai livelli di Sato. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Gilsodom (1986) | L'Amara Ricerca di una Madre per il Proprio Figlio Perduto
Regia: Im Kwon-Taek Sceneggiatura: Song Gil-Han Produttore: Park Chong-Chan Casa di produzione: Hwacheon Trading Paese di produzione: Corea del Sud Fotografia: Jeong Il-Seong Montaggio: Park Sun-Duk Musiche: Kim Jung-Gil Trucco: Jeong Jun-Ho --- Data di rilascio: 5 aprile 1986 Finalmente si ritorna a parlare di Kwon-Taek, qui in una delle sue analisi cliniche della società sudcoreana dell'epoca: nel film potrete notare l'uso di alcune parti del materiale audiovisivo della KBS , tratto da una campagna ideata dall'emittente nel 1983 per favorire il ricongiungimento di alcuni familiari dispersi durante la guerra di Corea avvenuta tre decadi prima. Hwa-Yeong (Kim Ji-Mee), su consiglio del proprio marito, si reca in un luogo d'incontro per vedere se riesce a ritrovare suo figlio. Travolta dai ricordi, quando la nazione venne liberata dagli Alleati, si era diretta a Kilsodeum ed è divenuta orfana. Una volta raggiunta Yeouido, ritrova suo figlio Dong-Jin (Shin Seong-Il), ma la distanza tra lei e Dong è invalicabile... Straziante melodramma sull'amore estinto di una mamma nei confronti di un figlio disperso, seppellito da uno strato di cemento armato. Un viaggio all'interno di una ferita non ancora cicatrizzata di un conflitto che ha distrutto famiglie e da allora mai più ricostruite, in una nazione ancora lontana dalla pace. I paesaggi dell'entroterra sudcoreano cercano di abbracciare i nostri protagonisti, cercando di non appesantire ulteriormente il messaggio amaro di base, con una fotografia che si avvale di colori naturali e di scenografie ricostruite davvero bene. Montaggio popolato da longevi piani sequenza e di tagli a volte lasciati a desiderare, con una musica che ci aiuta a riflettere in profondità sul tutto... In definitiva, un altro film da non perdere per comprendere a fondo la società sudcoreana. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- L'Angolo del Perduto-Dietro le Quinte #1-Fra Passato, Presente e Futuro.
Benvenuti o naturalmente ben ritrovati a tutti coloro che ritornatano, assetati di riscoprire quello che abbiamo perduto della settima arte(e non solo..), questo di oggi, non è un vero e proprio articolo dedicato come di consueto ad un film/media perduto, no no, questo è come il nome stesso suggerisce un "behind the scenes/dietro le quinte". E' da un pò di tempo che ci penso se aggiungere o meno una sotto-rubrica simile, ovvero parlando un pò del più e del meno sui progetti in corso, futuri e mai realizzati dedicati al Sottobosco del Cinema, oppure anche solo qualche retroscena che di solito sia io che il mio collega storico non elenchiamo, alla fine ha prevalso il "sì" e mi sono deciso ad aprire questa sotto-rubrica, naturalmente non so se e quando potrò pubblicarla ne se effettivamente avrà un vero futuro, tuttavia queste sono solo divagazioni, concentriamoci sul presente.. Com'è nato l'Angolo del Perduto? Mi è sembrato giusto e doveroso iniziare con la genesi di questo piccolo progetto interno al più grande Sottobosco del Cinema e da qualche tempo parte integrante dell'ancora più grande Dejima Island (che ormai da un pò ospita il Sottobosco del Cinema in maniera ufficiale). L'inizio di questa nostra storia ci porta al Sottobosco del Cinema originale, vale a dire il blog che sia io che il mio collega abbiamo aperto ormai quasi più di 5 anni fa. L'originale homepage del Sottobosco- L'idea di aprire un blog dedicato al cinema è sia mia che del mio collega storico, entrambi cinefili e appassionati della settima arte, le idee già bollivano in pentola da qualche tempo, ma si è dovuto aspettare un attimino prima che l'idea prese forma, decidemmo di dividerci i compiti in questo piccolo progetto che avemmo in mente, da una parte io avrei trattato di film vintage e molto spesso perduti(e in alcuni rari casi film ritrovati) mentre dall'altra il mio collega si sarebbe occupato di film asiatici e cult polizieschi. Il resto della storia è noto come voi lettori avete avuto modo di godere e apprezzare, uscirono svariati articoli, alcuni dei quali apprezzatissimi e addirittura fummo i primi in Italia a portare alcuni film in maniera dettagliata e professionale, dove prima non vi erano se non brevissime e fugaci menzioni. Sul Sottobosco originale io aprì anche la storica rubrica "Pillole Perdute" che in breve è il diretto predecessore de "L'Angolo del Perduto" . Il Mostro di Frankenstein(1920) primo articolo in asoluto uscito sul Sottobosco, cinque anni fa e primo di quello che poi sarebbe diventato "Pillole Perdute". Il resto è arrivato da se, il mio collega ha continuato a scrivere ottimi articoli dedicati a film del cinema asiatico, intervallati da film polizieschi all'italiana e non solo, mentre io, iniziai la rubrica "Speciali Il Fantasma dell'Opera" appunto dedicata agli adattamenti del mio romanzo preferito in assoluto. Molto spesso il mio collega mi ha dato una grossa mano nelle ricerche, specialmente in casi in cui bisognava sondare il web del passato, forum e siti ormai defunti e abbandonati da tutti, dimenticati e forse mai veramente famosi ma ricchi di preziose informazioni e talvolta anche vere e proprii stills(è il caso come ho avuto modo di spiegare giusto ieri con i due "El Fantasma de la Opera" ). Ed ecco la vera generi non solo della mia rubrica dedicata al perduto, ma in maniera sintetica anche la genesi del Sottobosco del Cinema. Il futuro de l'Angolo del Perduto Dunque, effettivamente ora come ora non ho una vera propria idea precisa su quello che questa rubrica diventerà, per il momento ho un programma da seguire, vale a dire parlare di tutti i film di cui avevo parlato anche sul Sottobosco originale e che giustamente meritano anche di avere un posto per loro qui su Dejima, quindi posso senza ombra di dubbio dirvi che potete aspettarvi articoli dedicati ai seguenti film e non solo: -Il Mostro di Frankenstein del 1920 -Drakula Halala del 1920-21 -London After Midnight(perché non può sicuramente mancare il santo graal dei film perduti) del 1926 -La trilogia del Golem -Il Fantasma dell'Opera del 1925 -I film perduti di Godzilla e King Kong/Kaijus vari Ma di certo non c'è solo questo, non ne parlerò in maniera approfondita ora come ora, perché questo "dietro le quinte" è dedicato solo all'Angolo del Perduto, ma così come avvenne sull'originale Sottobosco del Cinema, ho in mente di parlare anche di film non perduti e questa volta anche non solo di genere gotico/horror/sci-fi. Detto questo, il tempo a disposizione è ormai giunto al termine per questo primo retroscena, ma dando tempo al tempo, ne arriveranno anche altri.. Detto questo... Nuff said! "Il Sottobosco vive, lunga vita al Sottobosco"
- El Fantasma de la Opera(1934 e 1960)-
Un caloroso benvenuto e un altrettanto sentito benritrovato a chi torna a visitare il Sottobosco del Cinema, in particolare questo angolo del perduto. Vorrei prendermi un minuto di tempo per scusarmi del ritardo, questo articolo sarebbe dovuto uscire una settimana fa, ma per alcune problemi vari non ho avuto tempo di scriverlo, in ogni caso comunque, è slittato di una settimana(cioè nel momento in cui lo sto scrivendo). Detto questo, cominciamo subito il nostro viaggio nel passato e nel perduto, che abbiamo molto da vedere nell'appuntamento di oggi de "L'Angolo del Perduto" (sì, il nome della rubrica è ancora provvisorio). Per questo particolare articolo, molto caro a me, vorrei ringraziare il mio collega, che con me ha cercato per intere settimane sul web e non, in modo da trovare più informazioni possibili, nonostante tutta la fatica, alla fine siamo stati ripagati per bene, come vedremo presto.. Manifesto originale del 1934 La volta scorsa, nel primo "numero" di questa rubrica abbiamo potuto riscoprire il primo adattamento de il celebre romanzo di Gastone Leroux, Il Fantasma dell'Opera(per approfondire vedere "Das Gespenst im Opernhaus Fra leggende e verità" ), dunque, come promesso, in questo secondo numero de "L'Angolo del Perduto" parleremo di non uno, ma bensì due adattamenti perduti! Due sì, ma che sono molto collegati fra loro da un grande attore oggi purtroppo dimenticato in buona parte del mondo, quindi a tal proposito.. Il grande Narciso Ibanez Menta Esattamente come ogni storia che si rispetti, la nostra ha un protagonista, tale protagonista è un grande attore spagnolo, ai suoi tempo soprannominato "Il Lon Chaney spagnolo"(the spanish Lon Chaney) e già questo dovrebbe dire tutto sulla sua professionalità e abilità.. Stiamo parlando di Narciso Ibanez Menta(1912-2004) attore spagnolo ma emigrato in Argentina ancora bambino, già da giovanissimo si esibiva in vari spettacoli ed era molto conosciuto con il nome di "Narcisin" (letteramente potremmo dire "Piccolo Narciso"). Nella sua lunghissima carriera Narciso Ibanez ha variato fra teatro, cinema e anche televisione(ma riguando al piccolo schermo, ci arriveremo dopo), quindi attore molto versatile, la sua specialità erano però senz'altro i film dell'orrore e del mistero, dunque, esattamente come il buon Leone Chaney, Narcisin ideava da se il make-up per i suoi film. C'è da precisare che il giovane Narciso Ibanez Menta fu un grande fan di Lon Chaney stesso tanto da arrivare ad incontrarlo in persona, probabilmente Chaney insegnò qualche suo trucco e segreto del mestiere a Ibanez Menta, se così fosse, quest'ultimo ha saputo mantenere viva la memoria e la magia di Chaney per tutta la sua vita attoriale. Dopo questa piccola parentesi, conosciamo il nostro protagonista un pò meglio, direi che è ora di parlare del nostro argomento preferito "il cinema perduto"(anche se ironicamente, non parleremo di film nel senso della parola..) Il Fantasma di Buenos Aires Nel 1925 la Universal produsse e distribuì il famosissimo capolavoro che è " Il Fantasma dell'Opera " con Leone Chaney nel ruolo di Eric il Fantasma( prima o poi torneremo a parlare anche di questo adattamento ). Il film fu un "successo" e venne distribuito anche al di fuori del suo paese di produzione, ovvero l'America, non sappiamo esattamente in che periodo preciso, ma giudicando dalle date, possiamo dire che intorno agli anni 30, questo particolare film assunto a capolavoro gotico della settima arte finì anche in un cinema di Buenos Aires, dove un giovane attore ancora non molto esperto rimase letteramente stregato dalla storia e in particolare dall'attore protagonista. Questo giovane attore, Narcisin, decise di realizzare e recitare in un suo personale adattamento de "Il Fantasma dell'Opera". Così, nel 1934(o nel 1932 secondo fonti alternative) va in scena al Teatro Femina di Buenos Aires il primo adattamento teatrale in assoluto dedicato al celebre romanzo di Leroux, ed ecco la genesi de " El Fantasma de la Opera ". Nella parte di Eric troviamo ovviamente lo stesso Narciso Ibanez Menta, mentre nella parte di Cristina Daaè(o almeno nelle rappresentazioni che conosciamo) troviamo un attrice argentina di nome Delfina Jauffret ( nota: anche cercando a fondo, sul web di trova veramente molto poco, per non dire nulla su questa attrice ), secondo alcune fonti(fra cui un noto sito dedicato all'orrore in lingua spagnola) lo spettacolo fu anche registrato su pellicola, qualora questo fosse vero in ogni caso, il tutto risulta perduto ai giorni nostri. Ma non tutto è svanito nel tempo, infatti, esistono alcune immagini rimaste fino a noi per lo meno, ora vorrei un attimo di attenzione per ammirare il trucco usato da Narcisin per il suo Eric: (E qui devo ancora ringraziare il mio collega di sempre, per l'aiuto nei siti in lingua spagnola) Possiamo senza ombra di dubbio affermare che il trucco usato da Narciso Ibanez Menta deve sicuramente qualcosa alla versione di Leone Chaney, seppur a mio personale avviso abbia qualcosa di unico tutto suo, definitivamente ricorda molto di più l'Eric del romanzo, ma ripeto, è una mia personale opinione questa. Il Fantasma del piccolo schermo Sono passati ormai quasi una trentina di anni, ma ci troviamo sempre in Argentina, intorno agli anni 60 esattamente come in buona parte del mondo, la televisione è ormai di casa per moltissimi, su un particolare canale argentivo, Canal 7 va in onda da un paio di anni(almeno dal 1958) una serie antologica dedicata ai grandi capolavori del gotico, mistero e orrore, tale antologia ha il nome di " Obras Maestras del Terror "(ovvero Opere Maestre del Terrore ), per la precisione in questa serie televisiva vengono adattati alcuni dei più famosi e apprezzati romanzi o racconti del gotico, citiamo come sempre a titolo di esempio, il celebre Edgar Poe. Quando nel 1959-60, si aggiunge il famoso Canal 9 , la serie "Obras Maestras del Terror" continua a venir prodotta sul neonato canale, quindi si decide di adattare ancora una volta il meraviglioso romanzo di Gastone Leroux. Chiaramente, venne scelto Narciso Ibanez Menta, ora attore molto affermato in Argentina, come protagonista nel ruolo di Eric, il Fantasma(nota: Narcisin ha preso parte anche ad altre numerose puntate de Obras Maestras del Terror ), al suo fianco invece troviamo l'attrice Beatriz Dia Quiroga(1936-2016) nel ruolo della bella Cristina Daaè. El Fantasma de la Opera di Canal 9 pare sia stato un enorme successo all'epoca, tanto è vero che si dice(ma qui siamo nei "si dice") che la sera della prima puntata, un sabato, le strade della capitale argentina erano vuote. Per quanto riguarda la serie in se, non sappiamo molto, ma alcune fonti sia spagnole sia inglesi(che fra l'altro sono scarsissime) citano nove puntate in totale dedicate a Il Fantasma dell'Opera, nel corso dei mesi estivi del 1960, da giugno ad agosto, a dover di cronaca devo citare il fatto che si possono trovare dettagli più approfonditi, ma solamente su una fonte su 5, quindi personalmente non so quanto possa essere veritiero. Ad ogni modo, questo adattamento televisivo(per altro il primo dedicato al romanzo di Leroux) aveva anche al suo interno il personaggio de il Persiano/Daroga, quando nel 90% degli adattamenti questo particolare personaggio fondamentale nel romanzo viene rimosso o rivisitato. Narciso Ibanez Menta e Beatriz Dia Quiroga ne "El Fantasma de la Opera" Da quando tratto di cinema o media perduti, spesso tendo a citare che il motivo della scomparsa è vago o sconosciuto, ma qui sappiamo esattamente il motivo per il quale è andato perduto nel tempo, il motivo è che El Fantasma de la Opera di Canal 9 venne registrato con un nuovo processo all'epoca ed essendo molto costoso, le bobine vennere riutilizzate per altri scopi, di fatto condannando l'adattamento a finire nell'infinito elenco di film/tv perduta, c'è però da citare il fatto che molte altre puntate di Obras Maestras del Terror sono tutt'ora visibili integralmente(perfino su YT volendo), quindi una speranza che possa essere ritrovato esiste ancora ed è, a differenza di ogni singolo altro lost media che ho trattato(sia qui che sul Sottobosco originale) ha un alta probabilità di essere ritrovato(ma prendetelo con le pinze, vi prego, non voglio dare false speranze, mi sembra giusto dirlo). Narciso Ibanez Menta nel ruolo di Eric(Canal 9-1960) Altra immagine di Narciso Ibanez Menta nel ruolo di Eric Esiste ancora un curioso aneddoto su questa vicenda, che merita di essere narrato, prima di chiudere il cerchio... Narciso Ibanez Menta durante la produzione de El Fantasma de la Opera(Canal 9) proibì che fossero fatte foto mentre vestiva i panni del Fantasma, questo per evitare possibili spoiler e rovinare la sorpresa al pubblico sul vero volto di Eric sotto la maschera, seppur questo sia stato fantastico per l'epoca, ha fatto in modo che noi, ai giorni nostri abbiamo solo poche immagini disponibili, seppur c'è nè siano almeno alcune molto interessanti rispetto a molti altri lost movie che ho trattato, dove non ci stava nemmeno mezza foto di scena disponibile, ma i colpi di scena ancora non sono finiti! Molti anni dopo, siamo nell'Argentina della metà degli anni 90, su Canal 9 venne mandato in onda uno speciale dedicato ai protagonisti che hanno fatto la storia del canale, in questo speciale, vennero richiamati tutti gli attori ancora viventi, fra cui gli stessi Narciso Ibanez Menta e Beatriz Quiroga, in questa particolare occasione, venne fatta avere a Ibanez Menta una lettera con alcune foto, come lo stesso ebbe modo di dire: (un altro grazie speciale al mio collega con il ritrovamento e relativa traduzione dallo spagnolo) "...Aquellos, como dice El Fantasma, aquella cosa horrible que tenìa por cabeza de esa cara, que se borrò un mes después de haberse hecho en el ùltimo capitulo y nunca màs se volviò a ver y que lo habìa prohibido a los fotografos tomar ninguna fotografia de aquel rostro espantoso. No quedo nada, ni una revista, ni un diario, nada. Entre mis recuerdos, cuando mi gran amigo, Alejandro Romay, me invitò para esto que para mi serà inolvidable... esta noche, buscando entre mil cosas, encontré un sobre, en él una carta y dos fotografias de un anonimo admirador que habìa tomado con una camarita de la pantalla del televisiòn, la tremenda imagen de Eric...." Ecco invece la traduzione in italiano: "....Quella, come dice Il Fantasma, quella cosa orribile che tenevo per testa, quella faccia, che venne cancellata un mese dopo l'ultimo capitolo e che mai più fu vista, avevo proibito ai fotografi di scattare qualsiasi foto di quella faccia orribile. Non vi era più niente, nessuna rivista e nemmeno un diario, fra i miei ricordi, quando il mio grande amico Alejandro Romay mi invitò per questa sera, che per me sarà indimenticabile...Questa sera, cercando fra mille cose, ho trovato una busta, in essa una lettera e due fotografie di un ammiratore anonimo, che aveva scattato con una piccola macchina fotografica direttamente allo schermo della televisione, la tremenda immagine di Eric...." Dunque, se oggi abbiamo molte delle foto disponibili, lo dobbiamo a quell'anonimo spettatore, che nell'ormai lontano 1960 scattò delle immagini al suo televisore, alla tremenda immagine di Eric... Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio nel passato e nel perduto, almeno per il momento, come sempre io mi prendo la libertà di ringraziarvi per avermi accoppagnato, è stato un piacere fare da "Cicerone"... "Il Sottobosco vive, lunga vita al Sottobosco.."
- [Speciale San Valentino] Compagni, Quasi una Storia d'Amore (Comrades: Almost a Love Story, 1996)
Regia: Peter Chan, Samson Chiu Sceneggiatura: Ivy Ho Produttore: Peter Chan Casa di produzione: Golden Harvest Distribuzione: Golden Harvest Fotografia: Jingle Ma Montaggio: Chan Ki-Hop, Eric Kwong Musiche: Chiu Tsang-Hei Trucco: Kwan Lai-Na, Jane Choi Costumi: Chan Sau-Ming --- Data di rilascio: 2 novembre 1996 Finalmente ho l'occasione di parlarvi del duo Samson-Peter nel film più premiato nella storia del cinema di Hong Kong: nove vittorie, tutt'oggi imbattute, agli HKFA. Lanciò anche la carriera, appena iniziata, della modella sino-canadese Kristy Yeung . Ho già trattato di Samson nella mia recensione di " News Attack " (1989), ora è il turno di Peter: all'età di 11 anni emigra con la famiglia in Thailandia ed esordisce come attore sin da giovanissimo nel gongfupian di " Killer in the Dark " (1973) e dopo avere studiato cinematografia a Los Angeles ritorna nel 1983 a Hong Kong con altri ruoli secondari, approda sulla sedia da regista nel film romantico di " Alan & Eric: Between Hello and Goodbye " (1991), premiato al botteghino con un incasso di 7 milioni di dollari. Co-fonda la notissima United Filmmakers Organization nel 1992, producendo la commedia di " Days of Feeling Dumb " e girando l'enorme successo di " He's a Woman, She's a Man " (1994), rilanciando la carriera di Leslie Cheung. Nel 2000 fonda la Applause Pictures , con l'obiettivo di creare films capaci di riunire il mondo pan-asiatico , approfittando della rapida espansione del cinema della Cina continentale. Al termine del decennio fonda la WE Pictures , con lo scopo di produrre, supportare e distribuire opere da cineasti cinesi: tutt'oggi molto attivo al cinema, nel 2020 ha diretto il dramma di " Leap ", dedicato alla squadra olimpica di pallavolo cinese e nel 2022 ha fondato la società di produzione Changin' Pictures , interamente dedicata allo streaming. L'immigrato Lai Siu-Kwan (Leon Lai) dalla Cina continentale, giunge nel 1986 a Hong Kong, assieme alla sua compagna Fong Siu-Ting (Kristy Yeung) per cercare lavoro e nonostante le difficoltà linguistiche in cantonese incontra la conterranea Lee Kiu (Maggie Cheung) in un McDonald's: gli consiglia di seguire un corso di inglese per avere più opportunità lavorative, approfittando della sua ingenuità per mettere da parte dell'ulteriore denaro. Nonostante le enormi diversità tra di loro, si innamorano. L'anno dopo, Lai si sposa con Fong e Lee si innamora del boss di una triade Au Yeung-Pao (Eric Tsang), riuscendo così a divenire una imprenditrice di successo. Gli anni passano ed entrambi si trasferiscono negli USA: lui per il lavoro da cuoco e lei per stare dietro al boss, ora latitante e in fuga dalla polizia di Hong Kong. Il trionfo dell'amore su una coppia impensabile. La magia del destino, capace di riunire il cammino di due persone anche a chilometri di distanza, raccontato nella maniera più dolce e chiara tra gli occhi innocenti di Leon e Maggie, persi nella purezza infinita dell'amore in una metropoli che ingabbia le persone con i suoi grattacieli che squarciano il cielo. Non è un caso che la vita di Teresa Teng sia passata attraverso la performance sincera di Maggie, che come Leon tiene duro e non cade nella trincea depressiva della grigia megalopoli portuale. Fotografia che si avvale di colori pastello accesi per raccontare il tutto, palesemente influenzati da quella di Doyle (tra l'altro presente nel film!), con numerose sequenze alla moviola atte a rappresentare la solitudine del duo nella frenesia della metropoli e colmi di lunghi piani sequenza negli atti d'amore di questi ultimi. Se per altri è considerato troppo lento nella sua esecuzione, per me il fattore "come andrà a finire?" è stato fondamentale in tutta la durata del film: anche per la musica, perfetta per il melodramma interno dei protagonisti. C'è bisogno di spendere una parola anche per il montaggio asciutto? A dispetto del titolo da commedia, il film si è rivelato molto più profondo di quanto pensassi: è un lungo viaggio per comprendere a pieno come il destino ti riunirà anche senza che tu lo voglia. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- L'Ultimo Sapore dell'Aria (1978) | Pesante Melodramma sulla Vita Strappata a Chi l'Ha Cominciata
Regia: Ruggero Deodato Soggetto: Ruggero Deodato Sceneggiatura: Tito Carpi, Roberto Gandus Produttore: Giovanni Masini Casa di produzione: Tritone Cinematografica Paese di produzione: Italia Distribuzione: C.I.D.I.F. Fotografia: Claudio Cirillo Montaggio: Daniele Alabiso Musiche: Ubaldo Continiello Scenografia: Carmelo Patrono Trucco: Goffredo Calisse --- Data di rilascio: 24 febbraio 1978 Finalmente, a secoli di distanza, si ritorna a parlare di Deodato. Avendone già parlato molto tempo prima in una recensione sepolta in un altro blog gestito dal mio collega, ne approfitto per riassumere la sua carriera, se nel caso qualcuno non lo conoscesse: originario di Potenza, sua madre voleva che lui intraprendesse la carriera da pianista, ma fu cacciato dopo tre giorni dal suo maestro d'infanzia per il suo suonare ad orecchio. Una volta giunto a Roma, trovò lavoro come comparsa in due films di Domenico Paolella, ma decise di intraprendere la strada da regista: sin da subito Roberto Rossellini gli diede l'opportunità di fare da aiuto regista. Esordisce alla regia nel 1964, in compagnia di Antonio Margheriti, con il peplum di " Ursus: il Terrore dei Kirghisi ". Decolla nel 1968 tramite il genere avventuroso con " Gungala, la Pantera Nuda ", usando lo pseudonimo di Roger Rockfeller. Dal 1969 al 1975 si dedicò interamente alle pubblicità assieme a sua moglie Silvia Dionisio, non senza dirigere per la TV. Dopo il ritorno al cinema con il yachting thriller di " Ondata di Piacere ", si fece definitivamente conoscere con il poliziottesco di " Uomini si Nasce, Poliziotti si Muore " (1976) che ebbe talmente successo al botteghino che si pensò di girare un sequel: mai realizzato. Agli inizi degli anni '80 diviene noto a livello mondiale per la trilogia dei C, tanto che nel suo cult estremo del 1980 fu condannato a quattro mesi con la condizionale e fu soprannominato Monsieur C . Ritorna a lavorare per la televisione durante gli anni '90 e lascia definitivamente il mondo del cinema nel 2016, presentando al Lucca Film Festival il " Ballad in Blood ". Passa a miglior vita il 29 dicembre del 2022, all'età di 83 anni. Diego Micheli (Carlo Lupo) è il tipico ragazzo incompreso dalla propria famiglia e dalla scuola: decide così di fuggire da casa e trovare inizialmente lavoro come meccanico, ma poi si ritrova a lavorare in un centro sportivo che gli risveglierà in lui la passione del nuoto. L'allenatore Marco (Luigi Diberti) nota il suo talento e lo inviterà ad abitare in casa propria, conoscendo sua sorella minore Claudia (Vittoria Galeazzi) ed innamorandosi di lei. La sua carriera subirà una battuta d'arresto a causa di una TAC che gli rivelerà di avere un tumore al cervello, lasciandogli pochi mesi di vita... Straziante come pochi per il tema trattato, provocatorio in ambito sociale. Nonostante l'atmosfera da fiction e le interpretazioni non proprio consone dei personaggi, il malessere incurabile che consumerà Carlo non lo allontanerà dal sogno che ha intenzione di compiere, illustrando i valori che la nostra società ha dimenticato come il non arrendersi. Buona la fotografia che si serve della natura della campagna romana, immortalandola al massimo dei suoi colori caldi ed accoglienti, inclusi gli abiti indossati dal cast. Montato solidamente e ben accompagnato acusticamente dalla melancolia di Continiello, rimane un buon prodotto per chi ha bisogno di riempire i propri condotti lacrimali per comprendere a pieno come la vita è molto preziosa. Concludo con il dire che il film in questione ebbe uno scarso successo nella sua madrepatria, ma in Giappone fu il contrario. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Calmi Cuori Appassionati (Reisei to Jonetsu no Aida, 2001) | Elegia Nipponica all'Italia in un Insipido Film Romantico
Regia: Isamu Nakae Soggetto: Kaori Ekuni, Jinsei Tsuji Sceneggiatura: Fumie Mizuhashi Produttore: Toru Ota Casa di produzione: Fuji Television Network, Kadokawa Shoten Publishing Co., Toho Paese di produzione: Giappone, Italia Fotografia: Toyoshi Tsuda Montaggio: Hiroshi Matsuo Musiche: Enya, Ryo Yoshimata --- Data di rilascio: 10 novembre 2001 Incasso: 279,000,000 yen (1.759.148 euro) Diretto e scritto da sua moglie Fumie, Nakae iniziò a farsi conoscere alla Fuji Television nel 1988 come assistente alla regia nel drama di " I Wanna Hold Your Hand ", non senza prima conseguire una laurea in giurisprudenza. Tutt'oggi direttore esecutivo del dipartimento cinematografico e di fiction nella sezione della produzione televisiva dell'omonima emittente, vanta all'attivo un totale di 52 films all'attivo in ambito televisivo e ben quattro in ambito cinematografico. Ha esordito anche nel campo dei video musicali nel 2000, dirigendo soprattutto quelli della cantante Aiko ( Aiko Yanai ) tra il 2005 e il 2011. Si segnala anche che nel 1993 ha diretto in " Under One Roof " l'episodio con il più alto indice di ascolto nella storia delle serie televisive targate Fuji , ossia del 37,8%. La co-produzione italo-giapponese, al rilascio, fu al primo posto nel fine settimana di apertura, rimanendoci per un'altra settimana: divenne così l' ottavo film giapponese con più incassi del 2001. La cantante Enya si occupò personalmente della colonna sonora del film, rilasciando nello stesso anno un album interamente dedicato ad esso. Primavera 1994: l'aspirante restauratore Junsei Agata ( Yutaka Takenouchi ), nonostante gli appuntamenti con la studentessa di italiano Memi ( Ryoko Shinohara ), si sente vuoto. E' alla continua ricerca del suo vero amore Aoi (Kelly Chen), che ha conosciuto nel 1990 in un negozio di discografia. A 10 anni di distanza, scopre nel 1997 che Aoi vive a Milano con l'uomo d'affari americano Marvin Lai (Michael Wong), vedendola completamente diversa dall'ultima volta che si sono visti. Tornato a Firenze, scopre che è stato accusato di avere vandalizzato un dipinto di Cigoli nella sua officina e decide di tornare in Giappone a causa del trauma, ma non riuscirà a dimenticare Aoi... Film pesantemente melodrammatico che porta con sé due veterani del cinema di Hong Kong, Michael e Kelly, qui non nella loro forma migliore in quanto ad espressività: soprattutto lei quando prova dei sentimenti nei confronti del sensibile Yutaka, che nonostante tutto prova a darci dentro per dare credibilità al tutto. Enya e il violino ci salvano dai clichés del genere romantico, assieme ai maestosi panorami di Milano e Firenze, locations scelte non per caso per il tocco di eterna eleganza che da' al film quell'aria di stravaganza che arricchisce i lunghi piani sequenza montati a dovere. In ambito linguistico è l'oasi perfetta per qualsiasi poliglotta: molti componenti del cast si esprimono in italiano, oltre all'inglese e al giapponese. Chi l'ha detto che films come questi non possano insegnare la nobile arte dell'amare anche le lingue eurasiatiche? Nonostante le inutili impalcature nella storia d'amore, il messaggio di base rimane immutato: il vero amore di una persona nei confronti di un'altra è capace di erodere uno di facciata. Nel dubbio, preparo un viaggio a Firenze per innamorarmi di essa... Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Das Gespenst im Opernhaus(1916) fra leggende e verità
Benvenuti(o ben ritrovati in caso veniate dall'originale Sottobosco), siamo tornati all'angolo pieno di misteri e incertezze, dove al pari del grande Holmes ci muoviamo con calma e ragionamenti, angolo dove le ipotesi sono all'ordine del giorno, ma dove anche alcune certezze ci sono, seppur veramente poche, penso di chiamare questa rubrica "L'Angolo del Perduto"(come citazione all'originale Sottobosco, che ancora oggi, sia io che il mio collega ricordiamo con affetto e nostalgia, dopotutto, ci siamo fatti le ossa lì, su quel blog originale). Ho pensato a lungo come aprire questa "nuova" rubrica, a che titolo portare come apripista effettivo, anche se alla fine a posteriori, la decisione è venuta da se, dopotutto questo film lo cerco personalmente da tanti anni, da quando il Sottobosco originale era solo un idea e un sogno, il mio collega sicuramente ricorderà le serate passate a discutere, a fare ipotesi, a cercare qualche indizio o pista, dopo tante incertezze, qualcosa l'abbiamo trovata fortunamente, ma questa presentazione è già tanto lunga rispetto al solito, quindi procediamo(con calma, ma procediamo). Allacciate le cinture, prendete qualcosa da bere e preparatevi ad un tuffo nel passato del cinema Il poster ritrovato del film. Il Fantasma dell'Opera Dunque, chi già ci leggeva sull'originale Sottobosco del Cinema, sicuramente ricorderà che ne parlai molto di questo particolare film perduto, prodotto in Germania a metà anni 10 del 1900 e chiaramente tratto dal romanzo "Il Fantasma dell'Opera"(Le Fantome de L'Operà) di Gastone Leroux, che a sua volta fu pubblicato per la prima volta, sotto forma di volume nel 1910(anche se i singoli capitoli vennero pubblicati già da almeno l'inizio del 1909). Il Fantasma dell'Opera è sicuramente un romanzo che definirei fantastico e che dovrebbe essere letto almeno una volta nella vita, la tragica storia d'amore fra lo sfigurato Eric e la bella e giovane Cristina Daaé è destinata a far commuovere e far provare ammirazione, è naturale che la Settima Arte ne abbia trovato un analogo interesse e così dopo soli 6 anni dalla pubblicazione del romanzo, il cinema prende questa storia senza tempo per plasmarla su schermo, precisamente nella nostra Europa e per essere ancora più precisi, in Germania. Ma prima di parlare effettivamente del film, è bene fare un premessa sui protagonisti di questa nostra storia dimenticata. Fra i protagonisti troviamo innazzitutto il regista e successivamente coreofrago e ballerino Ernst Matray (1891-1978), in questo caso Matray fu il regista ma anche attore nel film, in un ruolo che ancora oggi facciamo fatica a identificare con chiarezza, le fonti ci dicono il ruolo di Raoul o del Persiano/Daroga. Dall'altra parte, troviamo nei due ruoli principali(cioè Eric il Fantasma e Cristina Daaé) rispettivamente Nils Olaf Chrisander (1884-1947) e Aud Edege Nissen (1893-1974), tutti e due volti noti nel cinema europeo dell'epoca, Nils Chrisander(vero nome Waldemar Olaf Chrisander) diventerà anche un apprezzato regista, lavorando anche in America, mentre Edege-Nissen fu la figlia di un politico norvegese e come alcuni dei suoi fratelli e sorelle, iniziò presto a recitare. Queste tre figure di spicco nel cinema di inizio 900 saranno destinate ad incontrarsi e a rimanere per sempre legati fra loro dal primo adattamento del romanzo di Leroux, il Fantasma dell'Opera, così il cerchio si è chiuso. Ernst Matray(sinistra), Aud Nissen(centro) e Nils Olaf Chrisander(destra) Ora che conosciamo i nostri protagonisti, possiamo entrare nel vivo del nostro "mesterie" di Sherlock Holmes del perduto.. Pubblicità ritrovata dedicata al film Non mentirò, seppur sia tanti anni che mi occupo di film perduti, è sempre difficile iniziare a parlarne, vediamo di non fare confusione, che come ho avuto modo di citare e accennare spesso, la possibilità di perdersi è una delle realtà quando entriamo nel mondo del perduto. Das Phantom der Oper(l etteramente Il Fantasma dell'Opera ) , anche conosciuto come Das Gespenst im Opernhaus(che significa grossomodo " Il Fantasma nel Teatro dell'Opera ") è sicuramente un film misterioso di suo e fino a qualche anno fa leggendario, il tutto inizia in Germania, quando la casa di produzione tedesca Grembaum(anche chiamata Greenbuam),questa casa di produzione, fondata dall'uomo da cui prende il nome, Julius Grembaum, è già sicuramente conosciuta all'epoca per aver adattato varie storie di generi diversi come per esempio " Il Cane dei Baskerville "( Der Hund von Baskerville ), tratto dal famoso romanzo di Sir Conan Doyle. Dicevamo, la Grembaum decide di produrre un film basato sul romanzo di Gastone Leroux, ricordiamoci che siamo nel pieno della Grande Guerra e una compagnia tedesca decide di produrre un film basato su un romanzo francese. Piccola chicca per i cinefili più puristi, la sceneggiatura fu scritta dall'allora moglie di Matray, vale a dire Greta Schroder , la stessa che interpreterà poi il ruolo di Hellen/Elena in Nosferatu del 1922(ma questa è una storia per un altro giorno..) Non sappiamo se il film fosse autorizzato o meno dallo stesso Leroux, difficile se non impossibile dirlo con certezza assoluta, almeno ora come ora, ma il fatto che su nessuno dei manifesti e pubblicità che abbiamo ritrovato compaia il nome di Gastone Leroux non può che farci pensare che probabilmente(questo "probabilmente" va preso con le pinze) non fosse autorizzato. Il film viene prodotto sicuramente fra la metà e la fine del 1915 per poi essere distribuito in prima intorno a febbraio 1916 a Berlino con il titolo di Das Phantom der Oper e a quanto sembra fu un successo all'epoca, successivamente il titolo viene cambiato nel più oscuro e praticamente mai usato altrove "Il Fantasma nel Teatro dell'Opera"(ovvero quel "famoso" Das Gespenst im Opernhaus) per un motivo che ci è sconosciuto, probabilmente(di nuovo con le pinze) per alcune questioni legali(?), sia come sia, il film fu un successo e per almeno tutto il 1916 continua ad essere proiettato, arrivando anche a viaggiare fuori dalla Germania e chi lo sa, forse anche nella nostra patria, l'Italia. Quello che è sicuro è che il film viene distribuito nei Paesi Bassi, dato che alcuni annunci olandesi possono essere trovati cercando anche non troppo a fondo, un altro fatto che personalmente reputo strano è che nei manifesti stranieri, vale a dire non tedeschi, il credito a Gastone Leroux effettivamente viene dato. "Het Spook in de Opera"- annunci olandesi che citano il nome di Leroux Dopo questo viaggio però, del film si perdono completamente le tracce, come sparito fra le nebbie del tempo, certo, alcune saltuarie menzioni nel corso del tempo vengono date, ma del film o se per questo foto di scena nemmeno l'ombra(l'unica foto che molto probabilmente è effettivamente del film stesso la potete vedere sopra, il primo manifesto), non a caso ho scritto che il film era considerato leggenda. Alcuni anni fa, siamo intorno al 2021-22, qualcosa però si muove, seppur molto lentamente e senza eco, chi è su internet da tempo sicuramente conoscerà il famoso "Internet Archive" dove vengono appunto archiviati contenuti di vario tipo, fra questi contenuti vi sono anche libri, fumetti e riviste, ebbene fra queste riviste vi sono quelle dedicate al cinema tedesco degli inizi del 1900 e degli anni 10-20, questo vale a dire che cercando a fondo e con estrema cura e dedizia potrebbe essere possibile trovare informazioni utili su questo film e sicuramente molti altri che potrebbero o non potrebbero essere perduti. Quasi per miracolo, l'ombra che avvolgela il film si è dissolta e alcune certezze sono state rivelate, infatti sono stati trovati ben più che semplici menzioni, bensì manifesti, pubblicità(che potete ammirare sopra) e addirittura una recensione completa che descrive tutto il film dall'inizio alla fine, questa recensione di un anonimo critico cinematografico è stato l'ultimo tassello di questo bizzarro puzzle nell'attesa che il film vero e proprio sia possibilmente ritrovato. Per tornare alla domanda che ci siamo posti a inizio articolo, il film fu autorizzato ? Beh, la verità è che non lo sappiamo ancora, ma possiamo senza ombra di dubbio che questo primo adattamento de il Fantasma dell'Opera è uno dei più fedeli al romanzo in assoluto, se non per alcune differenze, poco sotto potete leggere la trama completa tradotta in italiano. La trama completa de il Fantasma dell'Opera del 1916(originalmente in tedesco, ringrazio il mio collega per l'aiuto nella traduzione italiana): -Recensione originale pubblicata su "Kinematographische Rundschraun" del 14/06/1916 -IL FANTASMA DELL'OPERA Dramma in 4 atti. Script di Ernst Matray. Diritti esclusivi di distribuzione, per L'Austria, Philipp & Pressburger Questo film possiede una certa originalità, grazie alla trama misteriosa, ma che trova una spiegazione razionale per tutto. Particolari sono le superbe inquadrature, in accordo con il soggetto misterioso, usando luce cupa, rendendo il tutto molto impressivo. <<-Il Faust è stato scelto per essere eseguito oggi nel grande teatro dell'opera, tuttavia, il nuovo direttore riceve una lettera, firmata solo "Il Fantasma", dove si avvisa che se la cantante Carlotta sarà indisposta, la giovane Christine Daae dovrebbe prendere il suo posto. Il direttore è molto preoccupato per la lettera, tutte le precedenti "profezie" del Fantasma si sono rivelate vere- e in effetti, presto ha anche una lettera di Carlotta per le mani, informandolo che non può esibirsi, il direttore corre subito da Christine, pregandola di prendere il posto della Carlotta, qualcosa che la giovane farebbe con piacere. La sua performance è subito un successo, in uno stato di semi-coscienza, Christine si reca nel suo camerino, il dottore chiamato spiega che è solo nervosa. Il Conte Raoul de Chagny, un acuto amico di Christine aspetta fuori dalla stanza che il dottore se ne vada, Raoul rimane confuso nel sentire una voce maschile provenire dal camerino, quando il dottore già era andato via, dopo che anche Christine è andata via, egli controlla la stanza, senza trovare nessuno. Nel party dopo lo spettacolo, Christine conosce il Daroga, un persiano, che è il più vecchio patrono del teatro, Raoul è presente al party e accompagna a casa Christine con l'auto. Quando egli chiede alla giovane chi era la voce nel camerino, Christine impallidisce e chiede gentilmente di non chiedere niente ora, piuttosto- promettendo che spiegherà tutto un altra volta, Raoul si dichiara soddisfatto di questo e spera di poter fare una visita alla giovane il seguente pomeriggio. Il giorno dopo, tuttavia, viene informato dalla madre di Christine che quest'ultima è già uscita. Quella sera Raoul rimane ancora più sconvolto dopo che un amico ha detto di aver visto Christine, più volte in compagnia di uno sconosciuto gentiluomo. Dopo essere uscito a prendere una boccata d'aria fresca, a seguito del consiglio dell'amico, Raoul vede egli stesso Christine in compagnia di un uomo, il Conte si mette a piangere, quando l'uomo sprona i cavalli, la carrozza scompare all'orizzonte. Il giorno seguente. Raoul riceve una lettera da parte di Christine, nella quale viene informato di incontrarsi nella reception del teatro, ma questa volta Christine si presenta e porta Raoul fuori dal "reame delle trappole e botole", sul posto più alto del teatro, il tetto. Qui la giovane inizia a spiegare tutto al Conte: Un giorno, mentre era nel suo camerino, ha sentito una voce melodiosa cantare, la voce ha detto "Io voglio insegnarti, se ti dedicherai completamente a me!", sembrava provenire dal muro, continuando a sentire la voce senza corpo ha fatto molti progressi nel canto, arrivando a rendere possibile il suo recente successo. Ma quando ha sentito la voce di nuovo, il grosso specchio s'è aperto, portandola in una stanza buia, dove un uomo mascherato si fermò vicino a lei. In stato di shock, svenne. Quando si è ripresa, ella si trovava nella più profonda camera di tutto il teatro dell'opera, l'uomo mascherato le disse che non le sarebbe stato fatto alcun male, ma le fu dato un avvertimento, non avrebbe mai dovuto chiedere all'uomo di togliersi la maschera, detto questo l'uomo mascherato andò via, in una camera a lato, di improvviso Christine sentì nuovamente quella voce famigliare cantare, entrando nella stanza, vide l'uomo mascherato seduto ad un organo, la voglia di vedere il volto del misterioso uomo la prese totalmente e così, strappò la maschera del misterioso cantante. In uno stato di profondo orrore, la giovane vide il Fantasma dell'Opera, il teschio-che in un ghigno le disse "Ora puoi vedere la mia orribile bruttezza!", egli pianse "E adesso tu scapperai da me come tutti! Ma io ti amo e non voglio lasciarti andare, promettimi che starai con me!", Christine decise di fingere simpatia per il "mostro", tuttavia poco dopo iniziò a provare una vera compassione per il Fantasma, quest'ultimo ha acconsentito al suo ritorno nel mondo della superficie, ma solo se Christine prometterà di ritornare da lui, la ragazza promette. Raoul dice questo: dopo la performance di domani, porterà Christine via da li, al sicuro. Ma lo Spettro, che stava ascoltando di nascosto, sente ogni cosa e infatti durante lo spettacolo del giorno dopo, d'un tratto le luci si spengono in tutto il teatro-quando le luci ritornano Christine è scomparsa nel nulla, una grande agitazione inonda il teatro, subito si scopre che gli addetti alle luci sono stati tutti addormentati con del cloroformio. Il Persiano approccia Raoul e gli dice "Questo è il lavoro del Fantasma!-ma posso condurti io da lei" e così i due si avventurano nei sotterranei del teatro, fino quando non trovano la dimora dello Spettro-tuttavia quest'ultimo aveva assistito all'arrivo dei due e con un meccanismo mette in trappola Raoul e il Persiano in una piccola stanza. Fino a quando Christine si rifiuterà di essere sua moglie, il Fantasma continuerà ad alzare la temperatura della stanza-fornace, causando una temperatura così alta da far diventare la parete rossa. Dopo una lunga ricerca, il Persiano trova un meccanismo a molla e spingendolo contro di lui riesce finalmente a creare un uscita, i due si sbrigano nel trovare Christine-ma un meccanismo difettoso fa surriscaldare il boiler, con seguente esplosione, dove muore il Fantasma. Finalmente, il Persiano spiega che il Fantasma era l'originale architetto del teatro dell'opera, stufo delle persone che lo maltrattavano per il suo aspetto, si nascose qui, consumato dall'odio del fato che lo ha fatto abbandonare dal mondo.->> Siamo arrivati alla fine del nostro primo viaggio nel cinema del perduto, il cerchio si è finalmente chiuso, siamo partiti dal più bello e famoso romanzo di Leroux per arrivare alla Germania del 1916, non posso far altro che augurarvi una buona continuazione, un grazie per avermi accompagnato in questo viaggio nel passato e un arrivederci alla prossima avventura che ci porterà nell'Argentina degli anni 30 e 60... Ma questa..E' al pari di Nosferatu una storia per un altro giorno.. "Il Sottobosco vive, lunga vita al Sottobosco"
- Il Pericolo Ha Due Facce (Danger Has Two Faces, 1985) | Oscuro Hitman Movie, Mascherato da Commedia Poliziesca
Regia: Alex Cheung Soggetto: Alex Cheung Sceneggiatura: Alex Cheung, Yuen Kai-Chi Produttore: Mona Fong Casa di produzione: Shaw Paese di produzione: Hong Kong, Cina Distribuzione: Shaw Fotografia: Lee San-Yip Montaggio: Siu Fung, Ma Chung-Yiu, Chiu Cheuk-Man Musiche: Stephen Shing, So Jan-Hau Trucco: Lau Gai-Sing Costumi: Hoh Yuen-Yi --- Data di rilascio: 31 maggio 1985 Incasso: 4,128,000 dollari (497.229 euro) Finalmente ritorno a parlare di Alex, uno dei registi che più di tutti ha saputo assimilare la New Wave hongkongese a modo suo, qui in uno degli ultimi tentativi targati Shaw per rimanere a galla nella morsa della Golden Harvest e della D&B Films , dopo il declino di popolarità dei classici wuxia . Tra il cast si segnala la presenza di Kirk Wong, qui al suo esordio come attore e anche del cantante sino-americano Kris Phillips all'apice della sua popolarità. L'ex-poliziotto ormai divenuto sicario della malavita Jin Zhi-Jiang (Leung Kar-Yan) porta a compimento un'altra delle sue missioni sanguinolente durante la notte: immediatamente la polizia indaga sull'esecuzione, ma ben presto la squadra del sovrintendente Lau Chek-San ( Paul Chu Kong ) si ritroverà ad affrontare una banda di rapinatori ben fornita d'armi. L'ispettore Bobby Zhou (Kris Phillips), di ritorno dall'Inghilterra, ordinerà alla sua amica Jenny ( Liu Lai-Ling ) di pedinare un collega della polizia, sospettato di essere parte della banda. Una volta eliminato, sul suo orologio digitale ha lasciato un messaggio con il nome del capo della banda... Tralasciando i siparietti "comici", che definire tali è un insulto al genere stesso, la pellicola riesce con successo ad alternare i momenti disastrosamente comici assieme ad altri molto seri, senza intaccare le performances pacate e solide del duo Kris-Leung. Paul vi lascerà senza parole per il colpo di scena finale, capace di spazzare via il personaggio che avete conosciuto sin dall'inizio. Montato e coreografato senza esclusione di piombo e litri di rosso, per tutta la sua durata è un tremendo uragano splatter, qui al massimo dell' exploitation per consegnare allo spettatore l'azione al massimo della sua purezza. Fotografia che sfrutta molto il chiaroscuro e i neon notturni, degni di un noir all'americana, colmi di colori pastello per rendere meno pesante il tutto; numerose le sequenze al rallentatore con momenti d'impatto, completata dalla solita colonna sonora ripresa dal cult della "grondaia" e capace di fornire sequenze molto memorabili. Definitivamente un prodotto onesto ed artigianale, all'altezza del genere con i suoi alti e bassi, abbondante nelle sue movimentate scene d'azione. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Il Fazzoletto Rosso (Balgan Mahura, 1964) | L'Antenato Sudcoreano di "Top Gun"
Regia: Shin Sang-Ok Sceneggiatura: Han Woon-Sa Produttore: Shim Tae-Seon Casa di produzione: Shin Films Paese di produzione: Corea del Sud Fotografia: Kim Jong-Rae Montaggio: Yang Seong-Ran Musiche: Hwang Mun-Pyeong --- Data di rilascio: 27 marzo 1964 Famosissimo cineasta sudcoreano, definito il "Principe del Cinema Sudcoreano" e molto prolifico negli anni '50 e '60, nella sua carriera durata oltre cinque decadi ha diretto un totale di 86 films e prodotto oltre 110 films fino alla sua morte nel 2006, all'età di 79 anni per via di una epatite dovuta a complicazioni. Figlio di un noto dottore di medicina coreana, andò a studiare a Tokyo e tornò in Corea per poi partecipare come assistente scenografo al primo film coreano girato appena dopo l'indipendenza della penisola dal Giappone: " Viva Freedom! " (1946). Fondatore della sua omonima casa di produzione, negli anni '60 produsse un totale di 330 films, fino al suo declino durante le pesanti censure della dittatura di Park Chung-Hee. Rapito dai nordcoreani per ben otto anni sino alla sua fuga al Festival di Vienna nel 1986, continuò a dirigere films negli USA con lo pseudonimo di "Simon Sheen" fino al suo ritorno definitivo al Sud nel 1994. Trattasi di uno dei primi films sudcoreani a essere distribuito anche in Giappone, in parte fu finanziato dalla giunta militare dell'epoca e con il pieno supporto dell'Aeronautica del paese. Storicamente inaccurato (gli F-85 Sabre furono ricevuti al Sud dopo il termine della guerra, nel 1955), fu un successo in Asia: a Taiwan venne distribuito come " Red Scarf Special Operations Unit " ( 紅巾特攻隊 ) ed ebbe un immediato successo, tanto che il fazzoletto rosso dei piloti entrò nel mondo della moda. Il fazzoletto in questione, praticamente il simbolo dell'aviazione militare sudcoreana, può servire in caso di recupero di un pilota disperso. Durante la guerra di Corea, i piloti della 10th Fighter Wing dell'Aeronautica sudcoreana sono alla costante guida di dei caccia Saber, con il compito di colpire obiettivi nordcoreani. Il novello pilota No Do-Seon ( Namkoong Won ) si innamora di Ji-seon ( Choi Eun-Hee ) e viene eliminato nel suolo nemico, a causa di un guasto al caccia per via della contraerea. Il maggiore dello squadrone Na Gwan-Jung ( Shin Young-Kyun ), prova a vendicarne la morte... Melodramma propagandistico che, mettendo a parte la politica, riesce a colpire spesso il punto: l'amor patrio. Oltre ad essere uno spot pubblicitario per i Saber, riesce a veicolare messaggi come l'unità di una squadra che non può niente contro i proiettili dei nemici. Fotografia che immortala il lavoro sospeso per aria dei piloti, laddove le nuvole sono gli spettatori onnipresenti dei caccia che respingono e tutelano lo spazio aereo del Sud; dove nonostante il grigio sporco invernale inquadrano i colori che ancora resistono nella freddezza della stagione (l'arancio delle divise non è da tralasciare). Montato discretamente e ben accompagnato da una colonna sonora che inneggia al patriottismo, oltre ad essere di importanza nelle scene di impatto (soprattutto dopo la morte del pilota). Nell'intero pacchetto, si tratta di un melodramma pre-confezionato, ma che riesce comunque a compiere il suo dovere; senza essere pesante. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- -Il Sottobosco del Cinema riapre ufficialmente- Il Ritorno del Perduto!
Il (Nuovo) logo ufficiale- E' passata una vita o quasi da quando scrivevo sul Sottobosco del Cinema( nota: il blog originale), ammetto che non ero sicuro di riprendere questo progetto per via dei tanti impegni giornalieri e lavorativi, ma la passione per la settima arte c'è sempre, oltre che la nostalgia per il "luogo" da cui tutto naque, sembra ieri che il Sottobosco del Cinema faceva i primi timidi passi con articoli sperimentali, ma invece sono ben 5 anni(fra l'altro qualche giorno fa ne abbiamo festeggiato l'anniversario, a modo nostro chiaramente). Chi si segue dagli inizi o quantomeno salturiamente seguiva il Sottobosco originale si ricorderà che parlavamo anche di film perduti e dai più dimenticati, ebbene, sono felice di annunciare che il perduto è tornato! Gli articoli dedicati piano piano ritorneranno, con alcune sorprese(dirò solo questo, per evitare spoiler che rovinerebbero tali sorprese). "Il Sottobosco vive, lunga vita al Sottobosco"
- La Ballata di un Agente della Narcotici (Mayaku Baishun G-Men, 1972) | Noir d'Azione Sugli Effetti della Droga nella Ex-Roccaforte Americana di Okinawa
Regia: Shin Takakuwa Sceneggiatura: Takeo Kaneko, Shin Takakuwa Casa di produzione: Toei Paese di produzione: Giappone Distribuzione: Toei Fotografia: Ichiro Hoshijima Montaggio: Fumio Soda Musiche: Toshiaki Tsushima --- Data di rilascio: 6 settembre 1972 Terz'ultima opera di un regista letteralmente sconosciuto anche in patria: da JMDB si viene a sapere che esordisce come assistente alla regia nel 1964 con il yakuza eiga di " Scoundrel ", diretto da Teruo Ishii. Esordisce come regista nel 1970 con " Modern Sorority ", per poi gettarsi a capofitto nel filone della yakuza fino all'improvviso cambio di svolta nel 1971 con due pinku eiga che non posso nominare per ovvi motivi, per poi tornare nel genere con Sonny sia in questa pellicola che nel suo seguito dello stesso anno (" The Horrible Obsessions "), lasciando improvvisamente il mondo del cinema nel 1973 con il roman pinku eiga di " The Pleasures of a Motel ". L'agente della narcotici Kikuchi (Sonny Chiba), a seguito della morte di un informatore e della morte suicida di un suo collega della polizia e di sua figlia che ha scoperto essere una prostituta, decide di fare squadra con la polizia di Okinawa per ripulire l'omonima città dalla droga e dalla prostituzione: si infiltrerà in una potente organizzazione criminale per distruggerla dall'interno. Pesante neo-noir che all'inizio mostra, in pieno stile pubblicità progresso, un manifesto che inneggia alla liberazione del Giappone dai "tre mali" che lo infestano appartenente alla campagna sociale di Tsusai Sugawara (che nel film interpreta sé stesso!): Sonny si ritrova con tre morti da vendicare a causa di una piovra bianca che prende il controllo delle vite fragili di delle persone, deliberatamente tolte di mezzo da dei narcotrafficanti legati a doppio filo con l'esercito statunitense. Fotografia coloratissima anche con i colori della notte, degna di un film pop alla sukeban eiga e con alcuni momenti alla Sergio Leone per gli sguardi roventi tra Sonny e il capo dell'organizzazione; adattata a un montaggio esemplare privo di noia e carico di tensioni, con una colonna sonora jazz-rock che riassume gli effetti collaterali della presenza americana ad Okinawa. Inutile dire che il messaggio di base è rimasto immutato sino ad oggi, oltre a illustrare gli anni '70 come un decennio fuori controllo. Riuscito film di denuncia sociale alla Damiani, che nonostante l'amara fine riesce a veicolare nella maniera più scioccante gli effetti devastanti degli stupefacenti in una società come quella isolana di Okinawa. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Caro Papà (1979) | Anatomia di un Figlio Ribelle in una Polveriera Borghese
Regia: Dino Risi Soggetto: Bernardino Zapponi, Marco Risi, Dino Risi Sceneggiatura: Marco Risi, Bernardino Zapponi, Dino Risi Produttore: Pio Angeletti, Adriano De Micheli Casa di produzione: Dean Film, Agence Meditérranéenne de Location de Films, Films Prospect Paese di produzione: Italia, Francia, Canada Distribuzione: Produzioni Intercontinentali Cinematografiche (P.I.C.) Fotografia: Tonino Delli Colli Montaggio: Alberto Galliti Musiche: Manuel De Sica Scenografia: Luciano Ricceri Costumi: Danda Ortona --- Data di rilascio: 11 aprile 1979 Finalmente ho l'onore di trattare uno dei maestri della commedia all'italiana, qui nel suo periodo serio. Laureato in medicina e chirurgia a Milano, decide di intraprendere la carriera di cineasta, iniziando a lavorare come aiuto regista per il neorealismo di Alberto Lattuada e Mario Soldati. Una volta accumulata l'esperienza, nel 1946 gira il suo primo cortometraggio di " Barboni ", dedicato alla disoccupazione nella città meneghina ancora in macerie a causa della guerra. Il suo " Buio in Sala " (1950) fu l'opera che catturò l'attenzione del produttore Carlo Ponti, che dopo avere acquistato il suo corto a 2.000.000 di Lire (1.032 euro) andò a vivere a Roma. Esordisce sul grande schermo con la commedia di " Vacanze col Gangster " (1951), lanciando la carriera dell'allora 12enne Mario Girotti... tutt'oggi Terence Hill. Abilissimo regista che rese nota la nostra commedia in tutto il mondo grazie al maresciallo Carotenuto (Vittorio de Sica) in " Pane, Amore e... " (1955) e anche Vittorio Gassmann nel suo " Il Mattatore " (1960), riuscì ad immortalare gli attimi più fondamentali della società italiana sul finire del Novecento. Nel suo famosissimo " Il Sorpasso " (1962) crea il sottogenere dei road movies e rinnova il genere della commedia, privandolo del suo lieto fine. Candidato a due Oscar per la migliore sceneggiatura non originale e per il miglior film straniero nel thriller psicologico di " Profumo di Donna " (1974), si ritira definitivamente nel 1996 con " Giovani e Belli ". Passa a miglior vita il 7 giugno del 2008 al residence Aldrovandi di Roma, all'età di 91 anni, per via di un'eutanasia voluta da lui stesso. Albino Millozzi (Vittorio Gassmann) è un uomo d'affari che in passato aveva combattuto per la Resistenza italiana, che si ritrova ad avere una famiglia a pezzi: sua moglie Giulia (Andrèe Lachapelle) che minaccia di togliersi la vita, sua figlia Costanza (Adriana Falco, non accreditata) in una comunità per recupero di tossicodipendenti e suo figlio Marco (Stefano Madia) attivista affiliato a un gruppo terrorista di estrema sinistra. Si ritroverà in guai seri quando a seguito di un soggiorno nella sua seconda casa a Roma vedrà una nota scritta nell'ultima pagina del diario di Marco, dove un certo P. verrà assassinato il giorno 12... il giorno in cui Albino si ritroverà in Canada per lavoro. Segnalato da vari siti come una "commedia", oppure come "drammatico", personalmente lo considero un thriller politico di modesta manifattura. Stefano cerca di essere sé stesso ed accetta gli ideali di sinistra, sperando in un cambiamento... che cercava anche Vittorio nel dopoguerra, ma nessuno poteva prevedere che il piombo avrebbe preso il controllo degli anni '70. Ci saranno siparietti comici come la rapina in banca dove Vittorio osserva il magnifico soffitto di essa, sdraiato a terra; ma la tensione e l'insicurezza non lasceranno perdere il film, che fotografa uno Stivale alla deriva sociale, colmo di ostilità politiche da ambedue i lati. Fotografia intrisa di colori che si avvale anche di catturare il grigio sporco delle metropoli come Montréal e Roma, sia di giorno che di sera; montato discretamente e completa il tutto la colonna sonora pop-rock di Manuel De Sica. Inevitabile il dualismo tra padre e figlio, ma inaccettabile la violenza. Vittorio e Risi stupendi nell'incamerare la società italiana, divisa, al termine dei roventi anni di piombo. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Un Troll allo Specchio
Si è fatta sera. Alla scrivania è seduto il tipico millennial, rintanato dentro casa propria, ormai divenuta un rifugio impenetrabile per sfuggire ai continui fallimenti avuti nella vita reale. Accanto alla scrivania stava usando il suo unico compagno di mille avventure infami, insudiciato dai residui di cibo mangiati durante le sue scorribande, una tastiera ingiallita dalle ore contate del tempo. Sul monitor, perennemente impolverato, veniva proiettato negli occhi del millennial una sua ennesima discussione intrisa di fiamme per i suoi toni usati nei confronti di chi contestava le sue sentenze, sparate come fuochi d'artificio anche all'interno delle palpebre di chi non voleva interagire nelle sue polemiche a vuoto. Il vuoto e l'odio che emergeva dalle sue parole allo schermo risuonavano come petardi nelle orecchie, silenziose, degli altri utenti malcapitati. Una volta che gli utenti hanno circoscritto i suoi conati di vomito nei confronti di chi la pensava diversamente dalla sua limitata capacità di pensiero, inizia a perdere le staffe e colpisce violentemente il suo ormai deformato mouse sul suo tappetino sbiadito, distruggendolo definitivamente in numerosi pezzi. A seguito del colpo di grazia al mouse, sul monitor appare una finestra che recita "sei stato bannato", non più una sorpresa per il ragazzo: da onnipotente a impotente è sempre stata una parte integrante della sua vita sin da quando si è gettato a capofitto in un buco nero quale è Internet. Una volta capito che non vi era più nulla da fare per continuare a spargere odio e arroganza in tale piattaforma, si alza faticosamente dalla sua sedia grigia, circondata da oggetti e cianfrusaglie dei suoi precedenti spuntini mentre si divertiva a calunniare, tali da offuscare il pavimento dove costui faticava a farsi spazio per lasciare il suo spazio angusto. Giunto in bagno, si avvicina con il volto infuriato allo specchio, ricoperto di schizzi e polvere. Il ragazzo che conosceva anni prima era svanito sotto ai suoi occhi, ormai rimpiazzati da occhiaie doloranti: da quegli occhi spenti intravedeva la sua barba incolta ed una pancia che faticava a tenere all'interno dei suoi pantaloni, scuciti e anch'essi sbiaditi dal tempo. Il godimento che provava a seminare odio in qualsiasi piattaforma a lui conosciuta, in breve tempo, è stato sostituito da un pianto dolorante. Durante il pianto, si vide passare la sua vita allo specchio e si dispera ancora di più, chiedendosi il perché si sia ridotto così. All'improvviso, nell'oscurità del bagno, appare allo specchio una figura a lui sconosciuta: il ragazzo si spaventa così tanto che la sua pelle per un attimo si è tramutata in un bianco cadaverico... La figura gli esclama, in maniera del tutto calma, che "dovevi pensarci molto cautamente, prima di inserirti in una giungla così selvaggia come Internet... è così veloce, ma può causare tanto male anche a chi è veterano", accanto al ragazzo ripresosi dal rocambolesco spavento di poco prima. Egli si pronuncia alla figura, chiedendogli "chi sei?". La figura rispose "sono un defunto ormai, ed esattamente come te mi sono addentrato in quel mondo accessibile a tutte le età... mi sono tolto la vita per via dei bulli, che non si sono fatti alcuno scrupolo a perseguitarmi fino all'ultimo giorno della mia esistenza", nel completo stupore misto a lacrime del ragazzo. Il ragazzo, impaurito, chiede "perché sei apparso proprio ora?". La figura, addolorata, rispose "per dirti di mettere definitivamente in soffitta questo tuo attaccamento malsano a Internet" in modo neutrale. Continuò, esclamando "se vuoi salvarti dalle fauci affamate del web, ti consiglio vivamente di uscire da casa, respirando dell'aria reale e incrociando persone reali... non degli avatar". Il ragazzo, confuso e ancora impaurito, chiese alla figura "come farò a recuperare tutti questi anni, persi davanti allo schermo?". La figura gli diede la risposta definitiva, esclamando "cancellandoti per sempre da Internet e da qualsiasi piattaforma collegata ad esso, cominciando a ripulire la tua cameretta ed a trovarti un impiego serio"... concludendo che "sappi che da questo istante in poi, non ci rivedremo mai più... ma almeno sarò contento di averti trascinato fuori da questa infinita spirale che risucchia la linfa vitale di milioni di persone". Il ragazzo continuò a versare lacrime, ma questa volta tramutate in lacrime liberatorie, atte a reclamare che dopo la tempesta il sole sorgerà più sfavillante di prima. In mezzo al turbine di emozioni, il ragazzo chiese alla figura come si chiamasse e fece in tempo a farsi dire da essa che "cercalo tra i fatti di cronaca nera di un giorno prima e capirai come il cyberbullismo sia una piaga da contrastare con ogni mezzo", prima che sparisse del tutto allo specchio malridotto. Una volta liberato il tutto dai suoi occhi stanchi, il ragazzo uscì dal bagno e recuperò il suo telefono, digitando il numero di sua madre che non sentiva da tempo. Nel mentre, liberava la scrivania dal monitor e dalla tastiera, gettandoli nel cassonetto vicino a casa sua... promettendo a sé stesso di ritornare sui suoi passi. Dall'alto, la figura sorrise e si dileguò nella chiarezza del cielo, anch'esso soddisfatto che un'altra persona si sia liberata dalle catene invisibili di Internet. --- E anche a coloro che sono giunti al termine di questa breve storia, ricordatevi che la vita è molto preziosa: vivetela bene fino al massimo della vostra quotidianità, poiché la giovinezza non tornerà mai più indietro.
- Un Sincero Ringraziamento ai Seguaci di Dejima!
Cari colleghi e seguaci della nostrana isola virtuale di Dejima, l'anno che tutt'ora sta volgendo al termine è stato impegnativo per tutti noi. Abbiamo assistito alla scoperta di nuovi autori da inserire nel repertorio cinematografico e storico dell'isola, assieme alla sua creazione per essere un luogo dove ognuno è libero di esprimersi liberamente, senza venire giudicato per le sue idee e per i propri pensieri da infiniti cortei di etichettatori seriali, il quale loro unico scopo è rovinare le giornate di anime felici come noi. L'obiettivo di Dejima è fare da ponte tra due culture millenarie, entrambe abbracciate da due mari e culle di persone passate alla storia ed in attesa di essere recuperate da menti affamate di sapere come le nostre, capaci di valicare ogni forma di ignoranza. L'ignoranza teme il sapere. E il sapere accende la luce di ogni mente buia. Il mio lavoro è proprio ciò. Illustrare autori dimenticati dalla polvere dell'indifferenza, ricordare fatti che nessuno vorrebbe ricordare, navigare in correnti d'acqua opposte su una barca trasportata dal vento del sapere, vestire a colori in un mondo monocromatico, vedere cose invisibili in un mondo dominato dal materialismo... vivere la vita con occhi diversi. Ed è grazie a voi che tutto ciò ha avuto luogo in quest'isola virtuale. Voi siete e sarete i tramandatori del mio onesto lavoro per altre generazioni, che come il sottoscritto si batteranno per difendere il mio sapere dalle mani sbagliate. Nessuno di noi e molti altri non cederanno di un singolo passo alla sempre più schiacciante propaganda dei mass media, intenta a farci credere che la loro mediocrità sia meglio dei nostri pensieri profondi che toccano i cuori di altre persone che non hanno ceduto alle loro filastrocche. Nessuno sarà capace di scardinare il nostro sapere, se sappiamo difenderci. Non poserò mai la mia corazza, nemmeno voi. La bassezza dei media si fonda proprio sul colpire i nostri punti deboli, come la nostra mente. La cosiddetta guerra psicologica. Salutiamo così questo 2024, che è stato pesante sia per noi che per il sottoscritto, ma colmo di nuove persone che sono entrate nella nostra vita e ci hanno irrobustito nel combattere per un nuovo domani. Di nuovo grazie a tutti voi che durante quest'anno ci hanno supportato in ogni modo possibile, dalla semplice lettura dei nostri articoli al passaparola. Siete voi la forza trainante di questa minuscola isola in un mare di speranza. E io cercherò di essere la quercia di quest'isola. TetsuyaHondo02, co-fondatore del Sottobosco e dell'isola di Dejima Orgogliosamente al servizio della cultura!
- Poliziotti Pericolosi (Abunai Deka, 1987)
Regia: Yasuharu Hasebe Sceneggiatura: Hiroshi Kashiwabara, Toshimichi Ohkawa Produttore: Norio Hatsukawa, Kei Ijichi Casa di produzione: Toei, Nippon Television Network Corporation Paese di produzione: Giappone Distribuzione: Toei Fotografia: Shinsaku Himeda Montaggio: Shinji Yamada Musiche: Kenzou Shiguma --- Data di rilascio: 12 dicembre 1987 E si ritorna a parlare di Hasebe, qui prima della sua dipartita nel cinema in videocassetta della Toei . Dopo l'enorme successo della serie dei "Poliziotti Pericolosi" (1986-87), che ha lanciato definitivamente la carriera del duo Hiroshi Tachi-Kyohei Shibata (oltre alla giovane Atsuko Asano), nel primo film del franchise lancia anche sua figlia: Kanae Hasebe . Un medico viene trovato morto all'interno del suo studio ai laboratori farmaceutici della Nakamitsu, dove è stata anche rubata una ricerca sul cancro esclusiva della casa. Subito i due detectives Takayama (Tachi) e Yuji (Shibata) vengono chiamati ad investigare sul caso, ma vengono sopraffatti dalle abilità pirotecniche dell'esecutore dell'omicidio... e il loro superiore li manda a rafforzare la sicurezza dei bagni pubblici, pur di evitare ulteriori problemi nella loro caccia all'assassino. Palese film commerciale che ripropone la formula di successo della serie televisiva, ma qui con una marcia in più sulla colonna sonora (alcuni pezzi sono da antologia del rock, il " Cops and Robbers " di Kahoru Kohiruimaki lo definirei il simbolo della serie) e sull'ilarità delle scene d'azione (il valzer del duo all'entrata della stazione di polizia è da risata garantita). Per il resto è da considerarsi nella media del genere poliziesco, montaggio e fotografia inclusi. Apro una piccola parentesi sui guardaroba dei protagonisti, degni di essere ricreati! Consigliato solo agli appassionati del franchise, per il resto un tentato rifacimento del poliziesco all'americana in stile giapponese. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Quarta Parete (1968)
Regia: Adriano Bolzoni Soggetto: Marco Masi, Giustino Caporale Sceneggiatura: Adriano Bolzoni, Guy Perol Casa di produzione: Prodi Cinematografica, Radius Productions Paese di produzione: Italia, Francia Distribuzione : Prodi Cinematografica, Indipendenti Regionali Fotografia: Romolo Garroni, Detto Mariano Montaggio: Renato Cinquini Musiche: Don Backy Costumi: Giulia Mafai --- Data di rilascio: 20 agosto 1969 (Milano) Bolzoni inizia la sua carriera come giornalista dal fronte della WW2 (essendo aderente alla Repubblica Sociale Italiana), per poi lavorare nel dopoguerra nelle redazioni de Il Borghese e Il Secolo d'Italia , divenendo così il direttore della rivista Reporter tra il 1959 e il 1960, di grande successo anche per la presenza di Pasolini come critico cinematografico. Già nel 1948 all'interno del mondo della celluloide come sceneggiatore, esordendo nel film avventuroso de " I Contrabbandieri del Mare " di Roberto Bianchi Montero dello stesso anno. Quando avvenne il boom degli spaghetti western, divenne così uno degli sceneggiatori più prolifici del genere, oltre che a lavorare anche nel giallo e nel poliziottesco. Tentò di sfondare come regista per ben quattro volte a cavallo degli anni '60 e '70, ma continuò a sfruttare il suo mestiere di sceneggiatore fino al 1996 nello storico " L'Ombra del Faraone " di produzione italo-egiziana. Scrisse alcuni saggi storico-politici, per poi passare a miglior vita nel 2005 all'età di 85 anni. Marco Baroni (Paolo Turco) è di ritorno a Roma dalla sua famiglia, dopo avere passato quattro anni in Inghilterra per studiare inglese. Una volta arrivato a casa, si ritrova impreparato al cambiamento di suo padre e di sua sorella Marzia (Tery Hare), oltre alla società sessantottina italiana in generale. Turbato dai loro comportamenti privi di vergogna, inizia a sentirsi alienato... Dramma politico/sociale con sfumature di giallo, che ha numerose occasioni per decollare, ma continua a rullare nella pista di decollo dell'aeroporto quale è il film. Ci troviamo dinnanzi all'obitorio del pudore italiano, dove tutto è spudorato anche sotto alla luce del sole. Nessuno prova più vergogna per gli atti spinti nel film, come la relazione extraconiugale del padre di Baroni e gli atteggiamenti osceni di Tery. Backy completa il tutto con una colonna sonora abbastanza fuori luogo, più da western che da dramma. Colpisce la fotografia dai colori intensissimi, nulla di interessante nel montaggio e insipido nella sceneggiatura. Tentativo, riuscito a malapena, di illustrare la fine dei valori tradizionali nell'Italia sessantottina. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Tre Estati (Three Summers, 1992)
Regia: Lawrence Lau Sceneggiatura: Sylvia Chang, Lawrence Lau, Bill Yip, Cheung Tat-Ming Produttore: Jeng Shui-Chi Casa di produzione: Paka Hill Film Production Co., Central Motion Picture Corporation Fotografia: Jingle Ma Montaggio: Kam Ma, Mei Fung Musiche: Tats Lau Trucco: Kwok Yim-Kwan Originario del Sudafrica, in California studiò produzione cinematografica e iniziò a lavorare a Hong Kong come assistente alla regia per Tsui Hark. Una volta che si è fatto le ossa con la direzione di numerosi episodi di serie televisive come " Faces and Places " e " Islander ", esordisce alla regia con il triad movie di " Gangs " (1988), occupandosi anche del montaggio. Si segnala da HKMDB che è tutt'ora attivo sia da regista che da attore, rispettivamente con " Dealer/Healer " (2017) e nel film collettivo di " Septet ", uscito quattro anni prima in piena pandemia. Il giovane Wai (Tony Leung Chiu-Wai), con un difficile passato alle spalle, ha voluto lasciare la megalopoli asfissiante di Hong Kong per trovare pace nel villaggio di pescatori dove è cresciuto. Nel mentre, sua sorella Nancy (Cheung Pooi-Wa) fa' amicizia con un gruppo di adolescenti che visitano il villaggio ogni estate: hanno sempre qualcosa da raccontare, ed è proprio dai loro racconti che osserverà la vita con occhi diversi... E per la rubrica del "Tony Leung come non l'avete mai visto", questo film è da recuperare per la sua performance da ex-pendolare chiassoso di Hong Kong. Nonostante il suo passato continui ad infestarlo al villaggio, lui non molla e cerca di vivere una vita tranquilla, nonostante gli screzi degli adolescenti sia a casa sua che nei confronti di sua sorella. Fallita la commistione tra la commedia e il coming-of-age drama, la fotografia ci salva dall'insipidità dalla sceneggiatura quasi inesistente: la natura selvaggia dell'isola abbraccia i suoi abitanti con la sua forza incontrastabile, assieme a momenti scioccanti da thriller psicologico che evito di descrivere. Narrato dalla stessa Cheung, vi aiuterà a rilassarvi per il montaggio e per la colonna sonora ridotta all'essenziale, che nel finale sarà cantata da Sylvia Chang. Si può considerare una metafora della vita, vista dagli occhi innocenti della sorella di un ragazzo problematico, anch'esso già abituato alle carezze e alle barbarie della vita stessa. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- [Speciale Natale] Ricerca Selvaggia (Wild Search) - 1989
Regia: Ringo Lam Sceneggiatura: Nam Yin Produttore: Ringo Lam Produttore Esecutivo: Tony Chow Casa di produzione: Born Top Productions Paese di produzione: Hong Kong, Cina Distribuzione: Silver Medal Presentations Fotografia: Andrew Lau Montaggio: Chow Dung-Lei Musiche: Lowell Lo Trucco: Cho Siu-Fung Costumi: Tong Ping --- Data di rilascio: 3 giugno 1989 Incasso: 15,944,333 dollari (1.920.997 euro) Finalmente ho l'occasione di parlarvi di uno dei registi hongkongesi più conosciuti a livello mondiale, dalla carriera cominciata letteralmente per caso. Inizia a lavorare alle formazioni attoriali della TVB nel 1973, dove conobbe il suo futuro amico Chow Yun-Fat, per poi trasferirsi in Canada per studiare cinema alla York University. Tornato a casa nel 1981, il produttore Karl Maka lo affida al film incompiuto di " Esprit d'Amour " (1983), lasciato a metà da Leung Po-Chi: confessò poi di avere accettato l'incarico per avere qualcosa da mettere sotto i denti. Dopo avere girato il quarto capitolo della saga di " Aces Go Places " nel 1986 come ringraziamento nei confronti di Maka, gira la trilogia che ha rivoluzionato il genere portuale degli "heroic bloodshed": l'ultimo film del 1988 finì dritto nella terza categoria per la violenza rappresentata. Emigra negli USA e gira " Maximum Risk " (1996) con Van Damme, un discreto successo che costrinse Ringo a tornare di nuovo a casa per girare il cult di " Full Alert " (1997), praticamente il primo film proiettato al neonato FEFF di Udine. Ritiratosi dal mondo del cinema dal 2003, dopo una piccola partecipazione al " Triangle " (2007) con Tsui Hark e Johnnie To, ritorna ufficialmente nel 2015 con " Wild City ", fino alla sua morte improvvisa nel sonno avvenuta nel 2018. Padre dell'attore Royce Lam, i suoi films sono più "occidentali" rispetto ai suoi colleghi portuali, sia per le musiche che per i contesti. Il sergente Lau Chun-Pong (Chow Yun-Fat) tenta il raid nell'appartamento della rivenditrice illegale di armi Lee (Elaine Jin), che assieme ad altri compratori scatenano una sparatoria fatale dove Lee e un trafficante giapponese perdono la vita. La figlia di Lee, Ka-Ka (Chan Cheuk-Yan), sopravvive miracolosamente all'agguato e Lau la porta da sua zia Cher (Cherie Chung), per salvargli la vita dalle tracce dei gangsters. Nel mentre, tra Lau e Cher si sviluppa un legame affettivo... Triad movie mascherato da film romantico, che grazie alla miscela esplosiva del pericolo imminente dei trafficanti d'armi e di alcuni intermezzi sorridenti tra Chow e Cherie (che mai aleggiano verso l'imbarazzo), riesce a rendere il tutto indimenticabile. Al posto degli schizzi di sangue, il film se la gioca con il sentimentalismo dei personaggi in pericolo, dove un minimo di umanità si riesce a percepire dal duo Chow-Cherie, intenti a fare da scudo alla innocente Chan. Fotografia più da noir, che da triad movie; montaggio nella norma che da' il meglio nelle veloci scene d'azione; colonna sonora che addolcisce le cruenti immagini al retrogusto di piombo nel film, inclusa la versione in cantonese della famosa luna di Teresa Teng, qui interpretata da Anita Mui. Ecco il perché la "ricerca selvaggia" è la mia "poltrona per due" natalizia. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- I Cavalieri del Rock (Seishun Dendekedekedeke, 1992)
Regia: Nobuhiko Obayashi Soggetto: Sunao Ashihara Sceneggiatura: Fumio Ishimori Produttore: Hideo Sasai Produttore Esecutivo: Kuniyoshi Kawashima, Kyoko Obayashi Casa di produzione: PSC, Liberty Fox, Galuk Premium Paese di produzione: Giappone Distribuzione: Toei Fotografia: Kenji Hagiwara Montaggio: Nobuhiko Obayashi Musiche: Joe Hisaishi --- Data di rilascio: 31 ottobre 1992 Ancora una volta si ritorna a parlare di Nobuhiko: inutili le presentazioni. Maestro di vita come pochi, supera ampiamente le prove più ardue dei coming-of-age drama come nella famigerata trilogia di Onomichi. Incluse quelle ambientate nel passato. Lo studente delle superiori Takeyoshi Fujiwara (Yasufumi Hayashi) ascolta per puro caso alla radio il "Pipeline" dei The Ventures nel 1965: ne rimane talmente scioccato che decide così di formare una band, intitolata "The Rocking Horsemen". Saranno numerose le disavventure, ma la maturazione accompagnerà sia lui che i membri della band... Travolgente epopea di un gruppo che immortala anche la nascita del movimento musicale dei "Group Sounds" nel Sol Levante, durante gli anni '60. Nobuhiko ci rende partecipi dell'inseguimento di un sogno condiviso da un gruppo di persone, che nonostante le avversità e le complicazioni, riescono a decollare grazie al velocissimo montaggio (intriso di "jump cuts" in alcune delle transizioni più machiavellistiche della storia del cinema!) e ad una fotografia che fa' dei panorami stagionali il contesto per spingere alla crescita dei personaggi, in una regia trasparente al loro servizio. Narrato in prima persona da Yoshifumi, uso sfrenato dei flashbacks e colonna sonora che elogia il genere del rock, del quale il sottoscritto è un fan sfegatato. Se anche voi siete sulla via per creare una vostra band, consiglio vivamente la visione del film! Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- I Primi Tokusatsu dell'Era Moderna | The Invisible Man Appears & The Invisible Man vs. The Human Fly (Tomei Ningen Arawaru & Toumei Ningen to Hae Otoko, 1949-1957)
Regista: Nobuo Adachi Fotografia: Hideo Ishimoto Sceneggiatura: Nobuo Adachi Casa di produzione: Daiei Il professor Kenzo Nakazato (Ryunosuke Tsukigata) è l'autore di una formula che assicura l'invisibilità a qualsiasi oggetto animato e inanimato, ma questi ultimi sono impossibilitati a tornare allo stato originale. Immediatamente una banda di ladri si interessa della formula, per rubare una collana di immenso valore, intitolata "Lacrime d'Amore". Rapito il professor Nakazato, viene usata come cavia il suo stretto amico Shunji Kurokawa (Kanji Koshiba) per il furto, non considerando che la formula innesca anche sentimenti di ostilità... Cosa sono i "tokusatsu"? Il termine in sé, "tokusatsu" ( 特撮 , lett. "effetti speciali"), indica qualsiasi film realizzato con questi ultimi: dai jidaigeki ai films di fantascienza. Conosciutissimo a livello mondiale grazie alla fruttuosa saga di Godzilla , affonda le proprie radici già nei teatri kabuki e bunraku del Giappone feudale, soprattutto tra i burattinai. Grazie al pioniere Shozo Makino (soprattutto all'aiuto del primo produttore in assoluto del cinema giapponese, Einosuke Yokota , che portò in patria una delle prime cineprese dei fratelli Lumière), accreditato come il padre del genere e lo scopritore della prima stella del cinema nipponico, al secolo Matsunosuke Onoe . La sua eredità fu poi ripresa da Yoshiro Edamasa , assunto dalla Yoshizawa Shoten (prima casa a produrre attrezzature cinematografiche a livello nazionale nel 1900) ed ebbe l'opportunità di insegnare il suo lavoro ad altri futuri cineasti, come Eiji Tsubaraya. Il suo ultimo film, diretto nel 1934, intitolato " The Great Buddha Arrival " (大佛廻國・中京編, lett. "Daibutsu Kaikoku Chukyohen") è considerabile il primo film del filone dei " kaiju eiga "... sfortunatamente andato perduto. Quali sono i retroscena dell'Uomo Invisibile? Il tutto inizia a marzo del 1948, quando Tsubaraya fu espulso dalla Toho dal comando degli Alleati per via del suo coinvolgimento nella propaganda giapponese durante la WW2: gli ufficiali statunitensi dissero che ebbe accesso a documenti classificati durante la creazione di " The War at Sea From Hawaii to Malaya " (1942), concludendo erroneamente che fosse una spia. Una volta al di fuori dallo studio, ne fondò uno indipendente assieme a suo figlio Hajime ( Tsubaraya Special Technology Laboratory ), in modo tale da continuare a lavorare nel cinema. Fu così che nel 1949 cooperò con la Daiei , in cinque films rilasciati nelle sale: uno tra questi fu l'adattamento giapponese dell'Uomo Invisibile di H.G. Wells, rimodellato dall' omonimo film statunitense del 1933. Originariamente intitolato " Invisible Demon ", divenne così il primo film di fantascienza nipponico ad avere successo, che ebbe un ruolo fondamentale nel ristabilire la carriera di Tsubaraya, con degli effetti speciali di qualità superiore a quelli della Universal ... ma fu insoddisfatto del suo progetto e rinunciò ad essere un dipendente della Daiei . In sintesi... Amara disavventura al retrogusto di piombo di una cavia che si è prestata al nome della scienza, per poi finire in un punto ormai irrecuperabile. Complessità notevolissima per gli effetti speciali, davvero senza paragoni, per l'epoca: anche la fotografia effettua dei piani in prima persona con il protagonista, per darci l'idea di essere presenti con lui in questo funesto calvario; oltre a fare da mockumentary al laboratorio del professore e da panorama al Giappone dell'immediato dopoguerra. E' anche doveroso segnalare che è più una fotografia da noir, che da fantascientifico: sigaretta in bocca anche all'uomo invisibile, chiaroscuro onnipresente e scenografie dagli scantinati che vivono di tenebre. Montato piacevolmente, non si impunta nemmeno in scene chiave. Colonna sonora perfetta per illustrare l'andazzo per niente buono del film. --- Regista: Mitsuo Murayama Fotografia: Hiroshi Murai Sceneggiatura: Hajime Takaiwa Casa di produzione: Daiei Un assassino terrorizza una città per via dei suoi delitti avvenuti senza lasciare traccia, dove le vittime sentono il ronzio di una mosca, prima della loro tragica dipartita. La polizia è a un punto morto con le indagini, ma l'ispettore Wakabayashi (Yoshiro Kitahara) non ha intenzione di mollare e usa l'invenzione del dottor Hayakawa (Shozo Nanbu) per catturare l'assassino, assieme al suo mandante... il raggio dell'invisibilità. In sintesi... Duello al cardiopalma tra non solo l'ispettore e l'assassino, ma anche della figlia del professore (Junko Kano) che ingiustamente non ha avuto il suo meritato film. Anche qui effetti speciali astronomici, come il rimpicciolimento dell'assassino sotto forma di una mosca e le conseguenti sequenze di lui e del suo mandante in miniatura nella città di Tokyo; stesso esito per l'ispettore alla loro ricerca, con dei buchi di logica incredibili per l'effetto del raggio invisibile... come è possibile il ritorno ad essere visibili al finale, senza alcun effetto collaterale e senza sapere se fosse stato possibile? Domande senza risposta che incontrano anche la fotografia da noir, come nel film precedente, assieme ad alcune parti del corpo femminili ravvicinate e colpite dall'assassino; montato discretamente e con una colonna sonora degna dei films dell'orrore del decennio, dove l'uso del theremin è onnipresente. Si conclude così il nostro piccolo appuntamento a tema " tokusatsu " del sito, popolato da registi ed attori che lo hanno codificato così come lo vediamo sino ai giorni nostri. Un colossale ringraziamento alla Arrow Video per il recupero di tali perle. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Il Persecutore Mascherato (The Masked Persecutor, 1999)
Regia: Herman Yau Soggetto: Nam Yin Sceneggiatura: Nam Yin, Jason Lam Produttore: Nam Yin Casa di produzione: Proxious Entertainment Group Limited Coreografie: Douglas Kung Fotografia: Joe Chan Montaggio: Chan Ki-Hop Musiche: Brother Hung Trucco: Carmen Man Costumi: Amy Chan --- Data di rilascio: 9 dicembre 1999 Incasso: 1,228,689 dollari (147.010 euro) Avendo già parlato in precedenza di un suo film (" Taxi Hunter " del 1993), non ho avuto l'occasione per fare uno dei miei riassunti sulla sua carriera: oggi è tempo di rimettere in ordine! Inizia a lavorare nell'industria del cinema nell'estate del 1983 come assistente alla regia per Asia Television , per poi esordire come regista nel dramma di " No Regret " (1987). Letteralmente un tuttofare a livello cinematografico, vanta all'attivo un totale di 78 films come regista, 26 come sceneggiatore, 16 come direttore della fotografia e 18 come fotografo. Noto a livello mondiale per i suoi films dalla temuta " terza categoria " come il suo " The Untold Story " (1993) e " Ebola Syndrome " (1996) che hanno lanciato la carriera di Anthony Wong. Amante della musica rock, sopravvissuto alla polio ed autore della serie di films più lunga della storia del cinema portuale: " Troublesome Night " (1997-2003), tale da generare ben 17 seguiti. Il giovane poliziotto Wah Kai-Lun (Jordan Chan), assieme al suo collega prossimo al ritiro Wan Bing-Guy (Blacky Ko), sono sulle tracce di un rapitore mascherato che colpisce prevalentemente membri latitanti delle triadi per poi punirli a modo suo. Egli è l'ex-agente di polizia Tong Hiu-Tai (Louis Koo) che durante una retata ha accidentalmente tolto di mezzo un suo collega... Passabile thriller poliziesco con evidenti problemi nella sceneggiatura, come il dimenticarsi per strada le maschere usate da Louis e la forzatissima storia d'amore tra Jordan e Grace Yip poi sparita nel nulla anch'essa. Nell'azione si possono notare cose da terza categoria come i tatuaggi insanguinati di Louis e delle ottime coreografie per nulla male, anche in ambito automobilistico, che ci salvano dall'ottima partenza poi sbiadita del film. Fotografia che esalta l'oscurità in cui lavora meticolosamente Louis per punire i criminali, dai colori accesi alla Wong Kar-Wai e dalle inquadrature da noir (angoli olandesi). Montato eccellentemente nelle scene d'azione, perde il ritmo in quelle vuote. Musica psichedelica che accresce il senso di inquietudine irradiato da Louis e dalle scenografie aberranti, per rendere l'idea del suo modus operandi. Non uno dei migliori films di Yau, ma essenziale per carpire il suo stile. Da conservare solo per le maschere usate da Louis e per come tutorial per girare una semplice ma efficace scena d'azione... Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- La Barba del Generale (Janggun-ui Suyeom, 1968)
Regia: Lee Seong-Gu Soggetto: Lee O-Young Sceneggiatura: Kim Seung-Ok Produttore: Kim Tai-Soo Produttore Esecutivo: An Seung-Jun, Kim Cab-Eui Casa di produzione: Tae Chang Enterprises Paese di produzione: Corea del Sud Fotografia: Jang Seok-Jun Montaggio: Yu Jae-Won Musiche: Kim Hee-Jo --- Data di rilascio: 14 settembre 1968 Considerabile il Damiano Damiani sudcoreano , cugino del regista Lee Byeong-Il, inizia a lavorare alla Dong-A Film Company nel 1947: entra poi all'Università di Dongguk e milita nel Film Arts Research Group di Yoo Hyeon-Mok. Esordisce come attore nel suo cortometraggio di " Sea Wind " (1949), lavora come sceneggiatore ed assistente alla regia per tutti gli anni '50, fino al suo esordio come regista nel " A Murder Without Passion " del 1960. Nello stesso anno girò il " A Young Look ", praticamente la prima opera prodotta dalla Shinye Production e il primo seishun eiga al di fuori dal Giappone (non a caso uno dei fondatori della società era il produttore nippo-coreano Jeon Hong-Sik). Intorno al 1971 dirigerà il primo film sudcoreano in 70 mm, " The Story of Chunhyang "; e dopo il " Road " del 1978 è emigrato negli USA, dove risiede tutt'oggi. A seguito della morte dello scrittore Kim Chul-Woon (Shin Seong-Il), i due investigatori Park (Kim Seung-Ho) e l'innominato Kim Seong-Ok si fiondano sul caso: dai suoi parenti non hanno alcun risultato e ricevono un indizio da un suo collega, anch'esso scrittore, che da Kim ha sentito parlare di un romanzo intenzionato a scrivere, intitolato "La Barba del Generale". Narra la storia di un generale baffuto che ha avuto un ruolo di primo piano nell'indipendenza della sua nazione, tanto che i suoi abitanti si fanno crescere i baffi per onorarlo... tranne il protagonista, che alla fine viene emarginato. A pista morta, cercano risposte nella ex-ballerina Shin-hye (Yoon Jeong-Hee), amante di Kim. Si viene così a scoprire che Kim aveva enormi difficoltà a convivere nella realtà di tutti i giorni... Confusionario poliziesco che cambia i connotati in un film del genere documentaristico sulla società sudcoreana del dopoguerra, che dai lunghi monologhi e dai continui flashbacks ci vuole rendere partecipe della complicata situazione sociale nella dittatura di Park Chung-Hee: soprattutto dal punto di vista fotografico è possibile ammirare come si passa dal bianco e nero al colore, il vestiario più a colori dei colori stessi, un breve cartone animato che riassume il romanzo di Shin e le scenografie dettagliatissime della casa di Kim, un atelier atto a rappresentare il mondo in cui viveva Shin e dal quale non voleva uscire. Chiara ispirazione al Mr. Everyman giapponese, montato decentemente e dalle musiche eccessivamente melodrammatiche, che a tratti rendono il film uno dei nostrani lacrima movie italici. Riassumendo l'intera esperienza, è stato un macigno che solo gli storici sapranno degustare approfonditamente. Per il resto, è un melodramma passabile sulla Corea di allora. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- K.O. Va e Uccidi (1966)
Regia: Carlo Ferrero Soggetto: Carlo Ferrero Sceneggiatura: Carlo Ferrero, Antonio Racioppi Casa di produzione: Italiana Cinematografica Artisti Riuniti (ICAR) Distribuzione: Selecta Film Fotografia: Roberto Reale Montaggio: Carlo Ferrero Musiche: Bruno Nicolai Trucco: Lolly Costumi: Gloria Maria Cardi --- Data di rilascio: 1° febbraio 1966 Trattasi dell'ultimo lavoro di Ferrero sul grande schermo, per poi sparire letteralmente nel nulla. Da IMDB e da ANICA si viene a sapere che ha iniziato a lavorare come secondo aiuto regista in un film di Pietro Germi del 1953, intitolato " Gelosia "; ritorna improvvisamente a lavorare agli inizi degli anni '60, come assistente alla regia in due pellicole del genere peplum di Emimmo Salvi e come sceneggiatore in un film di Mario Gariazzo del 1962. Esordisce alla regia con lo spionistico di " Da Istanbul Ordine di Uccidere " (1965), firmandosi con lo pseudonimo di Alex Butler... e da allora buio completo. Maurice (Nicola Mauro Parenti) è un fervido giocatore d'azzardo che ha quasi sempre alle calcagna Becco Giallo, per convincerlo a saldare i suoi debiti di gioco. Dopo la morte accidentale in bagno di una signora di origine statunitense ospitata a casa di Maurice, egli troverà il pretesto per estinguere definitivamente i suoi debiti: una rapina alla villa di sua sorella. Formata la banda, ben presto si ritroverà ad affrontare tradimenti, gli uomini di Becco Giallo e la polizia... non senza prima che Stella (Lucretia Love) si faccia breccia tra le braccia di Maurice. Divertente avventura da cartolina, impostata più come spionistico che un "heist movie", dove il nostro protagonista si circonda di belle donzelle per nulla ingenué ed escogita numerosi stratagemmi per sfuggire agli uomini di Becco Giallo (con legnose scazzottate e sparatorie dove miracolosamente viene mancato anche a distanza ravvicinata), in una sceneggiatura poco credibile ed usata più come scusa per mostrare le doti macho di Parenti. Scenografie girate al risparmio, ma che non intaccano per nulla la visione per il loro frequente cambio di locations: stesso dicasi per la fotografia, che come ho affermato poco prima è da cartolina sia per la campagna romana che per Montecarlo al finale. Montaggio eseguito discretamente, musiche orecchiabili e da elegia al nostrano genere spionistico. Ci vorrà pazienza per godersi l'azione artigianale del film, ma ne varrà la pena. Decisamente non uno dei migliori films di rapina all'italiana, ma generosamente passabile. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Il Fronte delle Notizie (Newsfront, 1978)
Regia: Phillip Noyce Sceneggiatura: Phillip Noyce, Bob Ellis, David Elfick Produttore: David Elfick Produttore Associato: Richard Brennan Casa di produzione: Palm Beach Pictures, New South Wales Film Corporation, The Australian Film Commission, Village Roadshow Pictures Distribuzione: Roadshow Films Coreografie: Max Aspin Fotografia: Vincent Monton Montaggio: John Scott Musiche: William Motzing Trucco: Sally Gordon, Irene Walls (parrucchiera) Costumi: Susan Bowden --- Data di rilascio: 29 luglio 1978 Attivissimo cineasta a tutto tondo sin dalla maggiore età, è per me un pregio poter tornare a parlare di lui. La sua ondata di calore mi ha invitato a cavalcarla per esplorare a fondo quella australiana, pressoché immutata dagli inizi del decennio di piombo. Ciò che non ho detto in quell'ondata è che milita attivamente anche nelle serie televisive: il suo " Cowra Breakout " (1984), tratto dall'omonima evasione di massa durante il secondo conflitto mondiale e " Dismissal " (1983), un riassunto dei fatti avvenuti al culmine della crisi costituzionale australiana del 1975. Il suo ultimo film è uscito l'anno scorso e si intitola " Fast Charlie ", una commedia agrodolce su un sicario che si ritrova la sua gang decimata da una rivale... e decide di vendicarsi. Nell'immediato dopoguerra, gli uomini della Cinetone provano a catturare le notizie più importanti da ogni parte dell'Australia. Il loro nutrito gruppo entra subito in concorrenza con la Newsco e sarà una guerra fino all'ultimo fotogramma per immortalare i momenti chiave della storia australiana, sin dal ritorno del primo ministro Robert Menzies nel 1949 alle Olimpiadi estive di Melbourne del 1956. Spettacolare fusione cinematografica con la realtà catturata nei cinegiornali dell'epoca, con effetti speciali e fotografia all'apice della loro forma: passano dal bianco e nero al colore senza alcuna paura, rigorosamente curati da una scenografia degna di un kolossal (appartamenti, veicoli, abbigliamento, locations con dettagli per nulla lasciati al caso) e da una sceneggiatura che illustra senza alcun nodo sulla lingua il cambiamento che erode il mestiere della Cinetone : più di tutti rappresentato dal protagonista Bill Hunter, dalla tentata caratterizzazione ma ben saldo al suo lavoro. Montato efficacemente, stesso verdetto anche nella colonna sonora "old-fashioned" di un'epoca che ha suscitato interesse per futuri fotografi come Doyle... Quando un documentario si documenta da solo, è segno che la storia ha continuato e continuerà a passare attraverso la celluloide. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- Il Buio Intorno a Monica (La Muerte Ronda a Monica, 1977)
Regia: Ramon Fernandez Sceneggiatura: Juan José Alonso Milian Produttore: Bermudez de Castro Produttore Esecutivo: Ramiro Gomez Paese di produzione: Spagna Fotografia: Hans Burmann Montaggio: José Antonio Rojo Musiche: Adolfo Waitzman Trucco: Tony Nieto, Angeles Munoz (parrucchiere) Aspirante ingegnere, abbandona gli studi per dedicarsi interamente al cinema: divenne così l'autore del film spagnolo più visto in assoluto nella storia del cinema iberico. Inizia a lavorare come assistente alla regia nel 1959 con " La Novia de San Lucero ", per poi spostarsi subito dopo sulla sedia da regista l'anno seguente in " Ahi va otro recluta! ". Diviene quasi subito il regista per antonomasia del cinema di genere spagnolo, illustrando nei suoi films il tipico spagnolo medio dell'era franchista, affamato di sesso e denaro, dallo sfondo diviso tra bovarismo e provincialismo... sfociando nel suo capolavoro del 1970, da noi arrivato come " Due Ragazzi da Marciapiede ": visto da 4 milioni di spettatori (record battuto 31 anni dopo dal secondo film della saga di José Luis Torrente , uscito nel 2000) e con notevoli problemi per la censura dell'epoca, che rifiutava a prescindere i titoli di lavorazione del film. Al tramonto della sua carriera si focalizza su serie televisive come " Los Ladrones Van a la Oficina " (1993-96) e nella prima stagione di " Cuéntame Como Paso " (2001-04), lasciando definitivamente la sedia da regista. Passa a miglior vita nel 2006, all'età di 76 anni per via di un infarto. Monica (Nadiuska) è la moglie miliardaria dell'uomo d'affari Federico (Jean Sorel), in piena crisi con il matrimonio. Improvvisamente si presenta nella sua azienda un uomo che minaccia di rivelare un segreto alla moglie: improvvisamente viene coinvolta in una serie di omicidi e inizia ad impazzire... Mediocre giallo iberico che alza la posta in gioco in ambito psicologico, soprattutto con il fragile personaggio di Monica che assieme al marito sono in cerca di risposte per lo spargimento di sangue intorno a loro. Tralasciando le inutili nudità di alcune donzelle che non hanno alcun effetto sulla trama, la sceneggiatura inizia a mettersi in moto solo all'inizio del secondo tempo, dove finalmente si crea l'atmosfera da puzzle del genere: quando gli indizi puntavano su ciò che sembrava il sospettato numero uno, nel finale sorprende tutti il classico colpo di scena che ribalta tutto. Fotografia che sfrutta frequentemente il chiaroscuro nei momenti chiave dove la suspense si percepisce, dai colori desaturati e freddi; montaggio discreto e colonna sonora cupa, ma nella media del genere. Prodotto artigianale, ma degno di essere visto una sola volta per via della presenza di Sorel, stella veterana dei nostrani gialli. Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!
- La Tentazione della Danza (Temptation of Dance, 1984)
Regia: Peter Pau Soggetto: Li Bi-Ru, Liang Mei-Hsian, Henry Fong Ping, Tang Chung-Kan, Leung Chi-Keung, Ann Tam Sceneggiatura: Hoh Shu-Wa Produttore: Chan Ching-Bo Distribuzione: Feng Huang Motion Picture Co. Fotografia: Peter Pau Montaggio: Ng Kam-Wah Musiche: Jim Sam Trucco: Lee Yuk-Ping --- Data di rilascio: 17 gennaio 1985 Incasso: 771,190 dollari (91.977 euro) Esordio alla regia di un fotografo pluripremiato che nel 1989 diverrà il direttore della fotografia del famosissimo assassino di John Woo, mestiere che tutt'oggi continua a svolgere. Attivo nei retroscena del cinema hongkongese, continuerà a girare altri due films fino al 2015, dove fotografa, produce ed interpreta il wuxia di " Zhong Kui: Snow Girl and the Dark Crystal ": anche gli effetti speciali sono usciti dalla mano di Peter. Figlio di uno dei veterani più noti del cinema cinese, Pau Fong , riuscì solo in una minuscola parte ad ereditare il mestiere di sceneggiatore e regista di suo padre (si segnala che Peter scrisse per una sola volta in tutta la sua carriera la sceneggiatura, ed era sul suo penultimo lavoro di " The Touch " del 2002). Come attore lo vedrete minacciato dal duo Biao-Ha nel violento " On The Run " (1988) nel ruolo di dottore... Ga Ga (Chan Siu-Mui) lascia il gruppo di danza classica al quale è iscritta per via dei suoi scarsi risultati, assieme all'amica Lily (Jessica Chow). Entrambi troveranno l'amore dopo uno scambio di battute all'interno di un fast food e scopriranno di avere un talento notevole nella danza pop... Guazzabuglio adrenalinico danzante/musicale dove i nostri occhi verranno colpiti da dosi massicce di colori accesissimi e da coreografie snodate più di una lucertola che pratica arti marziali in stile shequan , accompagnate da una colonna sonora che inietta nei nostri timpani tutta la quint'essenza del pop. Fotografia che è un'elegia al vetro in qualsiasi forma, che riflette le snodature dei nostri protagonisti allo specchio e sulla loro pelle, come delle opere d'arte inarrestabili atte a consacrare l'omonimo genere musicale. Montaggio che scatta in alcuni punti, ma letteralmente a prova di sonno. Sceneggiatura? Inesistente: in un musical non ne abbiamo bisogno! E' la musica a fare da trama! Dovevo mettere la "Susie" di Tsim Sha Tsui, dato che riassume meglio il musical in questione! Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del sito!